Olimpiadi: Giani candida Firenze e la Toscana per il 2028. Ma l’idea nacque dopo l’alluvione del ’66

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L'entrata del Mandela Forum a FirenzeOlimpiadi a Firenze e in Toscana: scommessa forte, che si rinnova per bocca di Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale. Cinquant’anni fa, nella città che stava faticosamente ripulendosi dalla devastazione dell’Arno, l’idea venne lanciato per la prima volta grazie a un grande giornalista: Giordano Goggioli, allora capo della redazione sportiva de “La Nazione”. Che ebbe subito il benestare del direttore dell’epoca, Enrico Mattei, e cominciò a cercare consensi in tutto il mondo. Perfino facendo venire a Firenze, in Palazzo Vecchio, un personaggio con il carisma di un Papa: Avery Brundage, presidente del Cio, il comitato olimpico internazionale. Poi Firenze non ottenne nemmeno la possibilità di candidarsi, ma potè gettare le basi per avere impianti sportivi a quel tempo solo sognati, come la piscina Costoli e il palazzo dello sport, il Mandela forum. Goggioli aveva puntato al massimo per conquistare almeno qualcosa. Oggi, dopo il no della sindaca di Roma, Virginia Raggi, ai Giochi del 2024, l’ipotesi di coronare Firenze con i cinque cerchi di Olimpia è rilanciata da Eugenio Giani, ora presidente del Consiglio regionale della Toscana ed ex assessore allo sport del comune di Firenze. Che, come il Goggioli, ha ricoperto e ricopre cariche nel Coni. Giani ne aveva parlato qualche mese fa, quando Roma, conquistata dai 5 stelle, aveva già lasciato intendere di voler fare la grande rinuncia, peraltro abbondantemente sbandierata nella campagna elettorale capitolina.

GIANI – Dopo aver messo in anticipo il cappello sull’idea, Eugenio Giani è tornato all’attacco con queste parole: «Il fatto è eclatante. Con la presa di posizione di non volere le Olimpiadi nella capitale, la sindaca di Roma rifiuta addirittura il dialogo e il rispetto delle opinioni altrui, specie di persone che rappresentano le istituzioni come il Coni. A questo punto non possiamo fermarci a rimarginare le ferite di questi comportamenti. Fino a ora si è lavorato bene per Roma 2024, ma dopo il ritiro della candidatura allora pensiamo al 2028: Firenze e la Toscana hanno tutte le carte in regola per potersi proporre».

GOGGIOLI – Giani è un politico attento e sensibile agli umori dell’opinione pubblica. Pensa che sia il momento giusto per rigiocare la carta di Firenze olimpica. Perché? Seguitemi per qualche riga: 50 anni fa, con i piedi ancora nel fango, avevo appena cominciato a frequentare la redazione de “La Nazione” e ricordo le assemblee nell’auditorium del giornale, appena ripulito, aperte da Giordano Goggioli a tutti i dirigenti delle federazioni sportive e a tutte le società sportive. Invitati anche i giornalisti delle altre testate: in primis Marcello Giannini, capo della redazione Rai della Toscana, colui che aveva dovuto mettere il microfono fuori finestra, il 4 novembre 1966, per far comprendere a Roma, in particolare al direttore generale Ettore Bernabei, la devastazione di cui era stata vittima Firenze per colpa dell’Arno. C’era entusiasmo, in quelle assemblee, ma anche la consapevolezza che Firenze, appena tornata alla normalità dopo il gran diluvio, non avrebbe avuto i mezzi per ospitare un evento già allora gigantesco come le Olimpiadi. Negli occhi di tutti c’erano ancora i Giochi di Roma 1960, grazie ai quali l’Italia si era riconciliata con il mondo dopo il disastro della seconda guerra mondiale. Ma Roma aveva altri spazi, altri impianti, altre risorse. E il governo, guidato dalla Dc, si era impegnato oltre misura nell’interesse del Paese. Firenze era piccina e ferita. Il governo era intervenuto, dopo l’alluvione, soltanto dopo gli accorati, e politicamente pesantissimi, articoli di Enrico Mattei su “La Nazione”. Impensabile che volesse impegnarsi per le Olimpiadi soltanto sei anni dopo il successone romano. Giordano Goggioli ottenne elogi ma anche critiche. Firenze, in ogni caso, non uscì male dalla vicenda: l’obiettivo di migliorare le sue strutture sportive venne centrato.

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FINANZIAMENTI – Oggi la situazione è diversa. Ovvio che insieme a Firenze e alla Toscana cercheranno di ottenere la candidature altre città e altre regioni. Milano ha già alzato le antenne. Ma Firenze, stavolta, avrebbe qualche carta in più rispetto a 50 anni fa se pensasse a Olimpiadi di tipo spartano invece che ateniese. Olimpiadi aperte a tutta la Toscana e magari anche alle regioni vicine: Emilia Romagna, Umbria, Marche. Eventualmente la Liguria. Olimpiadi nel nome dell’arte e della cultura, oltre che naturalmente dello sport, ma senza elefantiasi. Olimpiadi a misura di atleta, ma con progetti sostenibili. Evitando spericolate colate di cemento e costruzioni poi destinate a diventare inutili cattedrali nel deserto. Proprio questo è il pensiero di Giani: «Dopo aver lanciato la mia proposta questa estate ho potuto vedere che è molto gradita. Svolgere qui le olimpiadi del 2028, permetterebbe di pensare a una competizione in una disciplina in ogni provincia della Toscana. Ad esempio, la provincia di Arezzo potrebbe ospitare il ciclismo; quella di Grosseto gli sport di mare; Siena il basket; Pistoia la pallavolo; mentre a Livorno si potrebbero tenere gli sport di combattimento e a Pisa il nuoto». Quindi il punto centrale: in Toscana, secondo il presidente del Consiglio regionale, non ci sarebbe bisogno di nuove costruzione ma semplicemente di ammodernare gli impianti esistenti, insieme alla realizzazione di alcune infrastrutture attese da anni per questioni finanziarie. La sola città di Rio ha ricevuto 1,7 miliardi di euro di diritti televisivi. Bisognerebbe semmai chiudere le polemiche sulle infrastrutture (aeroporto, alta velocità, terze corsìa dell’autostrada) e pensare poi a che cosa può servire in fatto di attrezzature sportive. Ma tutto ciò non sarebbe il problema principale. Che resta il solito: i contrasti interni, i guelfi e i ghibellini, il gusto di distruggere invece di costruire. In ogni caso, sapendo tutto questo, vale la pena rilanciare la scommessa. Dopo la caduta dell’Impero romano, Firenze s’impose al mondo con il Rinascimento. Chissà che…

 

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