La figura di Carlo Azeglio Ciampi nel ricordo di un prefetto

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ciampiNella mia carriera di prefetto ho avuto diverse volte l’occasione d’incontrare Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente che ci ha ridato l’orgoglio di essere italiani; è stato senza dubbio il più fedele custode del ruolo imparziale di Capo dello Stato.

FIRENZE – Ero viceprefetto di Firenze quando, il 27 maggio 1993, scoppiò la bomba in via dei Georgofili, provocando la perdita di vite umane e danni gravi al patrimonio artistico fiorentino e alle abitazioni e esercizi commerciali della zona intorno al Museo degli Uffizi. Nell’immediatezza dell’evento vennero a Firenze il Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro e il Ministro dell’interno Nicola Mancino. Piero Luigi Vigna, allora Procuratore capo di Firenze, aveva avanzato già l’ipotesi che ci potesse essere la mano della criminalità organizzata dietro quella strage. Accompagnai Mancino nei vari sopralluoghi e cerimonie, conobbi anche il sottosegretario alla Protezione civile Vito Riggio al quale poi Ciampi, Presidente del Consiglio, affidò l’incarico di organizzare gli interventi per la ricostruzione immediata di abitazioni e esercizi commerciali. Adottammo un sistema semplice e pratico, che si basava sulla fiducia reciproca di istituzioni e cittadini: un comitato tecnico-amministrativo istituito presso la prefettura, di cui il prefetto mi affidò la presidenza, ebbe il compito di gestire e di ripartire fra i privati danneggiati i 20 miliardi (di lire) che il governo aveva messo a disposizione. In pochi mesi le opere di ricostruzione più agevoli furono realizzate con una procedura semplice ed efficace: i cittadini presentavano un progetto, il comitato ne valutava la congruità dando il via libera e poi a cose fatte venivano assegnati i fondi per il pagamento. Alla fine i cittadini furono così onesti e comitato e prefettura così solerti ed efficaci che restituimmo 17 dei 20 miliardi stanziati, segno che quando la burocrazia si sbriga celermente e i cittadini si comportano correttamente, quando vengono messe da parte intermediazioni politiche e amministrative locali che causano spesso aumenti di costi, le cose funzionano e si risparmia denaro pubblico. Fu questo l’indirizzo che ci volle dare il governo presieduto da Ciampi e già questo costituì un esempio di come l’ex Governatore della Banca d’Italia intendeva la gestione dell’amministrazione, improntata a semplicità ed efficienza.

MINISTERO – Quando poi, promosso prefetto, fui destinato al ministero dell’interno, dopo tre mesi il ministro Mancino dette le dimissioni e Ciampi assunse l’interim, riuscendo a governare un dicastero così complesso dedicandovi poche ore al mattino, tali erano la sua sintonia con la burocrazia, della quale aveva fatto parte ad altissimi livelli, e la sua capacità di comprendere i problemi, in virtù della sua lunga e variegata esperienza. Molto diversa da quella dei politici di professione. Tutti noi dirigenti del ministero dell’interno restammo ammirati dalla capacità del presidente di assumere decisioni, anche delicate, cogliendo subito l’essenza dei problemi che gli venivano rappresentati. Quando poi, finalmente, la mia esperienza ministeriale ebbe termine, ebbi il piacere di accogliere, da prefetto in sede, Ciampi, diventato Capo dello Stato, e la signora Franca in due sedi che erano loro particolarmente care: Pisa, dove Ciampi si era laureato alla Normale e aveva conosciuto quella che poi sarebbe divenuta sua moglie, e Campobasso, in occasione del terremoto che colpì San Giuliano di Puglia e Santa Croce di Magliano, paese di origine della consorte.

PISA – Ricordo in particolare l’esperienza pisana quando la coppia presidenziale, reduce da una faticosa visita ufficiale in Russia e da un passaggio veloce ma intenso e stancante a Firenze, arrivò la sera tardi in prefettura, sperando di poter godere finalmente di una pausa di riposo. Cosa che avvenne, avevamo predisposto tutto secondo i desiderata della presidenza e la signora Franca, stanchissima, salutò appena mia moglie e il sottoscritto, che eravamo sulla porta ad accoglierli. Il presidente allora, con squisita cortesia, una volta lasciata la moglie in camera tornò da noi per salutarci e scusarsi. I due giorni pisani furono intensi ma ricchi di soddisfazione per i Ciampi. Ritrovarono vecchi amici, una nipote di stanza a Livorno e un’arzilla signora che aveva avuto il merito di farli incontrare a suo tempo a casa sua in quel di Pisa. Qualche simpatica intemperanza della signora Franca, rimbrottata dolcemente dal marito, talvolta interrotto nel corso di saluti o discorsi, tolse la veste di ingessata ufficialità alla visita presidenziale. E quando alla sera, dopo due giorni passati insieme a noi, il presidente e la signora ripartirono ci dimostrarono una squisita cordialità e ringraziarono per l’accoglienza ricevuta.

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CAMPOBASSO – Un anno dopo mi colse d’improvviso la notizia del trasferimento a Campobasso, il terremoto aveva causato la morte di 26 bambini per il crollo della scuola a San Giuliano, i paesi del cratere erano da ricostruire, occorreva un prefetto che fosse esperto di protezione civile. Mi accompagnò, in quell’occasione, un telegramma di augurio e di buon lavoro inviato dalla Presidenza della Repubblica, firmato, come vuole il cerimoniale, dal segretario generale al posto del presidente. Allora svolgeva le funzioni di responsabile dei servizi degli affari interni e della sicurezza un mio caro amico, già prefetto di Firenze, Alberto Ruffo, che aveva accompagnato il presidente anche nella visita pisana e mi ricordò quanto Ciampi tenesse all’opera di ricostruzione. Infatti informavo Ruffo di tutte le operazioni necessarie e delle esigenze della zona in modo che avesse conoscenza diretta della situazione. Nel primo anniversario della tragedia Ciampi non mancò di far giungere, mio tramite, il suo ricordo e il suo appoggio alle popolazioni colpite.

ISTITUZIONI – Di tutte le occasioni che ho ricordato mi resta viva l’immagine di Carlo Azeglio Ciampi quale uomo delle istituzioni legato profondamente ai principi della democrazia, sostenitore convinto degli ideali europei e dell’unità nazionale. Un personaggio che non si è mai dimostrato supponente, come alcuni esponenti politici di oggi, e che nell’esercizio delle altissime funzioni esercitate ha voluto sempre perseguire il superiore bene comune, senza indulgere a considerazioni o a pressioni di parte.

Paolo Padoin

 

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