Un esercito dei lavoratori in nero presente in Italia pari a circa 3,5 milioni di unità di lavoro. E’ quanto stima la Cgia sulla base degli ultimi dati Istat. “Con la crisi economica l’economia sommersa ha subito un forte incremento – dice il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – In questi ultimi anni molti pensionati al minimo e chi ha perso il lavoro non hanno avuto alternative: per mandare avanti la famiglia hanno dovuto ricorrere a piccoli lavoretti per far quadrare i magri bilanci familiari. Un vero e proprio esercito di invisibili – prosegue Zabeo – che non paga né tasse né contributi. E’ evidente che chi pratica queste attività irregolari fa concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici che operano alla luce del sole e non possono o non vogliono evadere”.
La Cgia rileva che esistono forti differenze tra Nord e Sud del Paese.”Nel Mezzogiorno, ad esempio, possiamo affermare che il sommerso costituisce un vero e proprio ammortizzatore sociale. Sia chiaro – conclude Zabeo – nessuno di noi vuole giustificare il lavoro nero spesso legato a doppio filo con forme inaccettabili di sfruttamento, precarietà e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, quando queste forme di irregolarità occupazionale non sono legate ad attività riconducibili alle organizzazioni criminali o alle fattispecie appena elencate costituiscono, in questi momenti così difficili, un paracadute per molti disoccupati o pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese”.