Pensioni: Boeri insiste con i prelievi sugli assegni alti, ma Nannicini lo gela e lo blocca. Nessun intervento del governo

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Tito BoeriAnche dopo le affermazioni del premier Renzi in merito all’intangibilità delle pensioni calcolate col metodo retributivo, Tito Boeri, presidente Inps, torna all’attacco delle pensioni più alte.

Pur smentito più volte dal governo e dalla politica, rincara la dose. E afferma: “Il problema vero che noi abbiamo oggi in Italia è quello dell’equità e non quello della sostenibilità finanziaria del nostro sistema pensionistico. Ci sono delle persone che oggi hanno dei trattamenti pensionistici, o hanno dei vitalizi, come nel caso dei politici, che sono del tutto ingiustificati alla luce dei contributi che hanno versato in passato. Abbiamo concesso per tanti anni questo trattamento privilegiato a queste persone. Per chi ha degli importi molto elevati di prestazioni, – si chiede quindi Boeri – non è il caso di chiedere loro un contributo che potrebbe in qualche modo rendere, alleggerire i conti previdenziali? Ci permetterebbe di fare qualche operazione di redistribuzione, per esempio andare ad aiutare quelle persone che sono in quella fascia di età prima della pensione che sono in condizione di povertà, oppure potremmo concedere maggiore flessibilità in uscita verso il sistema pensionistico. Ecco sono tutte operazioni che si possono fare in questo ambito. Legare contributi e prestazioni, questo è il vero problema di fondo”.

Alla proposta di Boeri ha risposto subito, mettendo le cose in chiaro, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che conferma la posizione del governo, contraria a mettere le mani sulle pensioni già in essere. “Il rischio di mettere le mani nelle tasche sbagliate è troppo grosso. Abbiamo deciso di fermarci“, spiega. “Questo tipo di ricalcoli non sono semplicissimi – sottolinea – richiedono molte ipotesi e molti dati. E devi stare molto attento perché non si riesce a fare con il bisturi del chirurgo questa distinzione un po’ intellettualistica. Proprio perché è difficile fare queste ipotesi, avere i dati necessari per farlo, rischi di fare danni. Rischi davvero di tagliare pensioni alte ma meritate, oppure di toccare pensioni che sono generose rispetto ai contributi versati ma sono basse”.

Nannicini ha poi precisato anche gli interventi previsti in merito alle pensioni più basse, riferendosi ai redditi sotto i 1.000 euro. Ci sarà un aiuto, agganciato prevedibilmente all’istituto della 14esima, un bonus che è legato ai contributi versati, e dovrebbe arrivare fino a 400 euro. L’anticipo pensionistico non costerà nulla ai disoccupati o ai lavoratori in condizioni disagiate, mentre oscillerà tra i 50 e i 60 euro al mese per 20 anni per chi percepisce una pensione di 1.000 euro e lo chiederà per un anno. “Se un pensionato ha 1.000 euro al mese ed è meritevole di tutela, – spiega – è disoccupato senza ammortizzatori sociali, fa lavori rischiosi, pesanti, faticosi, è in condizioni soggettive di bisogno perché magari ha a casa un disabile da assistere, in tutti questi casi il costo è zero. Per chi lavora, un anno di anticipo gli costerà una cifra da 50 a 60 euro al mese per 20 anni mentre tre anni di anticipo costeranno dai 150 a 200 euro al mese”.

 

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