Da Garibaldi alla Meloni: “Qui si fa l’Italia o si muore!”

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Battaglia di Calatafimi, 15 maggio 1860: Giuseppe Garibaldi si rivolge a Nino Bixio, che teme la preponderanza delle truppe borboniche, e gli grida forte: "Bixio, qui si fa l’Italia o si muore!". Ecco, quasi 163 anni dopo, Giorgia Meloni, ancora con piglio garibaldino, ripete la stessa frase in chiusura della kermesse del suo partito a Milano, in collegamento da Palazzo Chigi. Frase a effetto, unificante, che scalda i cuori patriottici del centrodestra senza rivangare vecchie parole nazionaliste del ventennio fascista, capaci di scatenare polemiche così come le ha scatenate, stavolta in omaggio al comunismo, a San Lazzaro di Savena, l’inno dell’Unione Sovietica fatto suonare all’assemblea emiliano-romagnola della Cgil.

PIGLIO GARIBALDINO – Ha bisogno, la Premier, di una frase forte a effetto, anche per non citare le polemiche che hanno segnato le ultime ore: nessun cenno alle vere o presunte frizioni con gli alleati o al complicato dossier sul caro benzina. Appunto con piglio garibaldino, il suo è un intervento pieno di orgoglio, identitario, un piccolo bilancio dei suoi primi cento giorni al governo ma anche il rilancio della forza di un progetto che, ne è sicura, durerà 5 anni. Si lascia andare solo quando pronuncia una passaggio sibillino: ""Spero e sono certa che avremo questi cinque anni a disposizione davanti a noi, malgrado la opposizione e non solo".

MANIFESTO – Ma sul resto, quello della Meloni, è un manifesto all’impegno e all’ottimismo, un’esortazione al suo partito a pensare in grande, non solo a gestire la crisi. "Quando siamo arrivati al governo – attacca – c’era chi pensava che i mercati sarebbero saltati, che saremmo stati isolati. Invece le cose non sono andate così: lo spread è a 182 punti, la Borsa è andata più che bene". Tutto ciò, a suo giudizio, ha una spiegazione: "La differenza – aggiunge – la fa la nostra serietà, la determinazione di questo governo che non ha padroni. Noi – incalza – non dobbiamo dire grazie a nessuno, rispondiamo solo al popolo italiano, senza compromessi necessari, senza lentezza ma con velocità, con una visione di fondo".

LEGISLATURA – E qui arriva il secondo paletto del ragionamento: il valore assoluto della stabilità. Meloni ammette che ci saranno momenti "esaltanti come alcuni meno positivi", ma il vero primato di questo esecutivo sarà la sua stabilità, il suo orizzonte temporale di tutta la legislatura: "Non c’è giorno e non c’è ora – assicura – in cui noi non mettiamo tutto noi stessi in questo impegno: faremo quello che va fatto, con coraggio e determinazione. Ma a me – è il succo del suo discorso – interessa sapere i dati economici, della natalità, della produttività tra 5 anni. Prometto che il mio obiettivo è lasciare questo paese migliore di come l’ho trovato". Tra le prospettive e i programmi futuri, conferma che la riforma presidenziale "resta una priorità", un impegno assunto con gli italiani che "sarà onorato".

DANIELA SANTANCHE’ – Ma non è il momento dei dettagli. Semmai l’obiettivo è rilanciare sulla prossima tappa, quella delle regionali, dare coraggio ai suoi dirigenti, presente in sala anche il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, come ai tanti candidati e militanti, raccolti in un Auditorium dalla coordinatrice lombarda, Daniela Santanchè. Una partita, ci tiene a precisare la premier, a cui Fratelli d’Italia tiene tantissimo: Il responso del voto in Lombardia è molto importante. E’ una occasione per dimostrare come possiamo andare meglio, tornando ad avere la stessa visione in Lombardia come al governo".

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Sandro Bennucci

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