Mattarella ricorda la strage del treno 904: “Un atto vile e spregevole”

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“La bomba esplosa sul treno rapido 904, mentre percorreva la grande galleria dell’Appennino, distrusse in un attimo le vite di donne e uomini inermi. Strappò il futuro anche a tre bambini. La coscienza collettiva fu sconvolta da un attentato di quella catena vile e spietata che ha insanguinato il nostro Paese per numerosi anni. Nel giorno dell’anniversario la Repubblica rinnova la vicinanza e la solidarietà ai familiari delle vittime e alle comunità colpite che hanno sofferto il dolore più indicibile”.

Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel 38° anniversario della strage del Treno rapido 904. “Era l’antivigilia del Natale del 1984. I vagoni erano pieni di famiglie dirette nei luoghi dove avrebbero trascorso le festività. Non si poteva concepire un atto criminale più odioso e spregevole diretto contro il popolo italiano – aggiunge Mattarella -. Grazie al coraggio e alla generosità di chi prestò i primi soccorsi si evitò un bilancio di vittime ancor più drammatico”.

Mattarella ricorda che “le indagini e i processi hanno accertato la matrice terroristico-mafiosa della strage, trovando fili di connessione con piani eversivi che l’organizzazione criminale ha successivamente perseguito per colpire lo Stato democratico tentando di indebolire il suo impegno per la legalità. Ricordare è un dovere. È rispetto nei confronti della memoria delle vittime. Ci rammenta – conclude il capo dello Stato – come sia stata anzitutto l’unità dei cittadini a sconfiggere il terrorismo, respingendo le strategie di destabilizzazione, i ricatti alle istituzioni, i tentativi di diversa matrice che avevano come bersaglio proprio la Repubblica, la nostra convivenza nella libertà, il nostro modello di società solidale”.

Ricordiamo che la strage fu causata dall’esplosione di una bomba sul treno; ci furono 16 morti e 267 feriti.

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Ricordo bene la strage sul treno 904 proprio all’antivigilia di Natale. Ero allora Capo di gabinetto del prefetto Giovanni Mannoni a Firenze, quando fu dato l’allarme. Il prefetto, quando ancora non erano chiare, anche se facilmente intuibili, le dimensioni della tragedia, si recò subito a Vernio, all’ingresso della Galleria dell’Appennino e ci descrisse la situazione. Io restai in sede per coordinare l’azione dei soccorsi e per comunicare con i vari ministeri, in primis quello dell’Interno, la protezione civile e la presidenza del Consiglio, che telefonavano in continuazione. E, ovviamente, per rispondere alle richieste d’informazione della stampa e delle Autorità locali. Era con me il collega Carmelo Aronica che collaborò efficacemente a compiere tutte le attività necessarie. Passammo in prefettura l’intera nottata e tutta la giornata successiva, come eravamo abituati a fare nelle situazioni d’emergenza, ma con un groppo alla gola al pensiero di tante vittime innocenti strappate all’affetto dei loro cari proprio alla vigilia della festività più cara agli italiani.

Paolo Padoin

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