Stazioni polizia cinesi: Italia la prima nel mondo con 11 sedi, anche a Prato e Firenze

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E’ l’Italia, con 11 “stazioni di polizia” cinesi non ufficiali, il Paese con il maggior numero di presenze nella rete di oltre 100 sedi creata da Pechino in più di 50 Paesi in tutto il mondo. Lo rivela il report della ong spagnola per i diritti umani Safeguard Defender, scrive il Guardian.
La città di Milano sarebbe stata utilizzata da due autorità di pubblica sicurezza cinesi locali come banco di prova europeo per una strategia di polizia per monitorare la popolazione cineseall’estero e costringere i dissidenti a tornare a casa.

La ong spagnola con sede a Madrid ha riferito a settembre che presumibilmente esistevano 54 stazioni di questo tipo in tutto il mondo: la notizia aveva fatto scattare indagini di polizia in almeno 12 paesi tra cui Canada, Germania e Paesi Bassi.
Oggi, in un aggiornamento sul caso il gruppo per i diritti civili ha affermato di aver identificato 48 stazioni aggiuntive, 11 delle quali in Italia. Altre stazioni recentemente identificate si trovano in Croazia, Serbia e Romania.

Le stazioni non ufficiali delle autorità cinesi in Italia si trovano a Roma, Milano, Bolzano, Venezia, Firenze, in Sicilia e a Prato, dove si trova la più grande comunità cinese nel Paese. Dal canto suo, la Cina ha affermato che gli uffici sono semplicemente “stazioni di servizio” istituite per assistere i cittadini cinesi nelle procedure burocratiche come il rinnovo del passaporto o della patente di guida. Ma per la ong il sistema viene usato per “molestare, minacciare, intimidire e costringere gli obiettivi a tornare in Cina per essere perseguitati”.

L’indagine condotta da Safeguard Defenders si basa su dati cinesi pubblici e disponibili e sul lavoro di alcuni giornalisti di inchiesta. Il gruppo afferma di avere prove di intimidazione utilizzate per costringere le persone a tornare a casa dall’Italia, come nel caso di un operaio accusato di appropriazione indebita che è tornato in Cina dopo 13 anni in Italia ed è scomparso senza lasciare traccia.
“Monitoriamo i dati cinesi e ad aprile abbiamo ricevuto informazioni dal ministero della pubblica informazione che hanno mostrato che 210.000 persone sono state persuase a tornare in un solo anno”, ha affermato Laura Harth, direttrice della campagna per Safeguard Defenders.

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