utti d’accordo sulle risorse per il decreto aiuti ter, che tra i 6,2 miliardi autorizzati dal Parlamento e le nuove poste potrebbe superare i 13 miliardi. Ma nuova lite che si consuma, ancora una volta, sui balneari.
Mentre la Camera – come ultimo atto della legislatura – votava all’unanimita’ l’autorizzazione a utilizzare le entrate aggiuntive di luglio e agosto per finanziare il decreto aiuti ter, a Palazzo Chigi nel pre-consiglio si registrava lo strappo del ministero del Turismo su uno dei primi decreti attuativi della legge sulla Concorrenza.
Ad anticipare l’insofferenza per una scelta tutta “politica”, a una settimana dalle elezioni, era stato poco prima Massimo Garavaglia. Iniziare a rendere operativa la concorrenza proprio dal decreto con le regole per la mappatura di tutte le concessioni pubbliche – spiagge comprese – e’ vissuta dal ministro leghista come una provocazione visto peraltro che la mappa, a suo dire, di fatto e’ “inutile”.
Quindi, la richiesta, meglio fermarsi e lasciare al nuovo governo onere e onore di affrontare il tema bollente di balneari, ambulanti e affini. “Se si va avanti me ne vado”, affonda Garavaglia, preannunciando una sorta di dimissioni-bis, visto che il governo tutto e’ gia’ dimissionario.
Un gesto, insomma, poco piu’ che simbolico che rischia di trasformare in un ring l’ultimo Consiglio dei ministri prima del voto. Mantenendo la promessa di correre per centrare piu’ obiettivi possibile del Pnrr il governo aveva elaborato due decreti – anche la riforma dei servizi locali oltre alle concessioni – da cui dipende la rata di fine anno di fondi europei.
Ora stara’ a Mario Draghi decidere se portare comunque entrambi i provvedimenti nel Cdm chiamato ad approvare la nuova tranche di aiuti a famiglie e imprese.
I partiti in campagna elettorale hanno declinato le loro ricette, che in molti casi convergono, come sulla necessita’ di procedere indipendentemente dalla Ue al disaccoppiamento del gas dall’elettricita’. Secondo i calcoli di Fdi arrivare a marzo dividendo il prezzo del metano da quello dell’energia elettrica (una proposta avanzata, tra l’altro, anche dal Pd) costerebbe “solo” 3-4 miliardi che si potrebbero trovare anche senza scostamento.
L’esecutivo continua a studiare la misura che si sta rivelando parecchio complessa da mettere in pratica. E in pochi scommettono che si riuscira’ a inserirla nel testo che i ministri saranno chiamati ad approvare in tarda mattinata.
Tra le misure date per certe c’e’, per le famiglie, l’aumento della soglia Isee per il bonus sociale, ora a 12mila euro. L’asticella dovrebbe salire ma non e’ detto che si riesca a portarla, come ipotizzato nei giorni scorsi, fino a 15mila euro. Perche’ la misura sarebbe molto costosa e la maggior parte delle risorse – circa i due terzi – saranno invece questa volta dedicati alle imprese, per scongiurare blocchi produttivi a causa del caro-energia o, peggio ancora, chiusura di attivita’.
L’intervento principale dovrebbe riguardare il credito di imposta che dovrebbe non solo essere prorogato al quarto trimestre ma anche rafforzato nelle percentuali ed esteso ai piccoli esercizi (quelli con potenza sotto i 16,5 kw). Buona parte dei fondi aggiuntivi recuperati per finanziare il decreto, peraltro, arriveranno proprio da risorse accantonate per crediti d’imposta di vario tipo che poi risorse accantonate per crediti d’imposta di vario tipo che poi non sono stati utilizzati.
Con il decreto ter dovrebbero essere destinate risorse fresche anche ad enti locali, sanita’ e al mondo dello sport, pure loro in difficolta’ causa maxi-bollette. Potrebbe non esserci invece alcuna modifica, invece, alla tassa sugli extraprofitti dopo che nelle scorse settimane si erano studiati interventi per delimitare meglio la sua applicazione e ridurre il rischio ricorsi.