Burkini, Francia: scoppia la rivolta dei sindaci contro il Consiglio di Stato

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burkini375lap_300Il divieto di indossare il burkini in spiaggia in Francia è diventato illegale, il Consiglio di stato ha sconfessato clamorosamente il primo ministro francese Manuel Valls, già contestato dall’interno del governo, ma scoppia la rivolta dei sindaci. Molti fra i 30 che hanno vietato il costume da bagno integrale rifiutano di ritirare la contestata ordinanza, primo fra tutti Lionnel Luca, il sindaco di destra di Villeneuve-Loubet, direttamente sanzionato dai giudici.

Mentre in Italia il tema è caduto per ora nel dimenticatoio, oscurato purtroppo dalle vicende del terremoto. Anche se ancora non ci sono provvedimenti di sindaci che vietino il costume islamico, mentre il ministro Alfano si è dichiarato contrario al divieto.

In Francia invece c’è un clima di grande confusione sul tema burkini, che quest’estate ha fatto esplodere le tensioni etnico-religiose e politiche sullo sfondo della minaccia jihadista. La maggior parte dei sindaci (30) che hanno adottato il divieto è intenzionata a non rispettare il pronunciamento del Consiglio di Stato.

La ribellione dei sindaci francesi del litorale apre così una breccia nel diritto, ma anche e soprattutto nella maggioranza. Quasi tutti i commenti della gauche – a cominciare da quello di Razzy Hammadi, portavoce del Partito socialista – sono di grande “sollievo” per la decisione della massima istanza della giustizia amministrativa, giudicata “saggia e opportuna”. Peccato che il principale difensore della controversa misura fosse Valls, premier che si è apertamente scontrato con diversi ministri del governo, a cominciare dalla fedelissima Najat Vallaud-Belkacem, giovane ministra dell’Educazione.

Nel campo dei Republicains Nicolas Sarkozy, che ieri sera ha parlato proprio del burkini nel suo primo comizio della nuova campagna elettorale per l’Eliseo, ha affermato che “adesso serve una legge”. All’iniziativa legislativa dei Republicains si appella proprio il sindaco Luca, che immediatamente dopo la sentenza che condannava la sua ordinanza ha annunciato di non volerla ritirare. I servizi legali del suo Comune hanno ovviamente spiegato che non potranno più multare, né stilare verbali se una donna passeggerà in spiaggia col famigerato burkini. Cosa che continueranno invece a fare buona parte dei 30 comuni ormai irregolari, perché per invalidare una per una le leggi serviranno altrettanti ricorsi davanti allo stesso Consiglio di stato, la cui decisione non è automaticamente operativa ovunque, anche se farà certamente giurisprudenza.

Dalle parti del Fronte nazionale, ci si è ovviamente detti “costernati” per questa “assurda” decisione dei giudici, ricordando che la richiesta del partito di Marine Le Pen per una legge parlamentare che vieti burkini e velo ha già cominciato il suo iter. Oggi uno dei dirigenti più influenti del partito, ”l’ideologo” e numero 2 Florian Philippot, ha annunciato di voler allargare il divieto di burkini e velo anche ai “grandi crocifissi” e alle kippah, il copricapo religioso ebraico.

Proprio questa spirale di tensione, che sta innescando una vera psicosi nel paese, ha prodotto oggi il risultato di una falsa denuncia di un ragazzo che, coinvolto in una rissa con un conoscente, ha denunciato “un’aggressione anticristiana” affermando di essere stato prima insultato e poi picchiato per il crocifisso che portava al collo. Tutto inventato, ha ammesso poche ore dopo davanti alla polizia.

Sale la tensione anche nelle scuole, che riapriranno la prossima settimana in un clima di vigilanza estrema, con il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve che ha annunciato la preparazione di un manuale con misure preventive e modalità di comportamento in caso di attacco. Oggi la ministra Vallaud-Belkacem ha annunciato che fra le misure straordinarie di sicurezza per ritorno nelle aule di bambini e ragazzi c’è la sospensione di alcuni insegnanti segnalati dal ministero dell’Interno come schedati “S”, ovvero islamici a rischio concreto di radicalizzazione. Sono sospesi in attesa di procedure disciplinari che arriverebbero fino al licenziamento.

 

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