Foreign fighters, Onu lancia l’allarme. 10.000 ancora in azione, potrebbero colpire anche in Europa

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Allarme Isis, l’Onu avverte 10mila miliziani sono ancora in attività in Siria e Iraq, molti sono foreign fighters europei. L’Isis «rimane e si allarga» era stato il minaccioso slogan dell’Organizzazione dello Stato islamico tra Siria e Iraq prima della sua sconfitta tra il 2017 e i12019. Ma l’ultima relazione dell’ufficio Onu per l’anti-terrorismo e presentata a New York al Consiglio di sicurezza conferma che il pericolo è ancora presente.

Secondo quanto affermato dal sottosegretario generale Onu per l’antiterrorismo, il russo Vladimir Voronkov, oggi sono circa 10mila i combattenti dell’Isis che operano tra Siria e Iraq, in contesti interessati sa tempo da prolungati conflitti armati, dal graduale sfaldamento delle strutture statuali e da ormai endemiche crisi socio-economiche.

Dalle cronache irachene e siriane ogni giorno emergono notizie di attacchi, attribuiti o rivendicati, da gruppi affiliati all’Isis, in particolare nelle valli del Tigri e dell’Eufrate, il territorio di incubazione prediletto dall’insurrezione jihadista sorta dalle ceneri del qaedismo iracheno post-caduta di Saddam (2003).

Secondo la relazione presentata da Voronkov, l’Isis può ancora contare su risorse e patrimoni di un valore che oscilla tra i 25 e i 50 milioni di dollari. Nonostante le uccisioni – annunciate periodicamente dagli Stati Uniti – dei leader dell’organizzazione internazionale, la presenza dell’Isis, si legge nella relazione, si registra su scala globale: dal Pakistan all’Afghanistan, dal Medio Oriente all’Africa sub-sahariana, fino all’Europa e Paesi occidentali.

Su questo fronte l’Italia ha un ruolo di primo piano, come ha illustrato il ministro Stefano Ravagnan, inviato speciale della Farnesina per la Coalizione globale anti-Isis. «L’Italia – ha affermato – mantiene un profilo molto alto nella Coalizione. Un profilo che si è rafforzato con l’organizzazione, nel giugno 2021 della riunione ministeriale svoltasi a Roma».

Come spiega Ravagnan, «la Coalizione anti-Isis ha due caratteristiche principali: è formata da un gran numero di paesi e, in ciascuno, coinvolge diverse amministrazioni dello Stato. All’interno della Coalizione ci sono una serie di gruppi di lavoro, in particolare risultano di primo piano quello sui ‘foreign fighters’ e quello sul contrasto al finanziamento, co-presidieduto dall’Italia».

Anche per questo l’allarme dell’Onu non va sottovalutato dal nostro Paese, ma siamo sicuri che intelligence, Forze di polizia e magistratura tengono l’occhio ben attento su questo fenomeno

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