Gas, piano UE: riduzione del 15% a rischio, molti Stati contrari, anche l’Italia

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Il piano di emergenza sul gas della Commissione europea che prevede tagli del 15% ai consumi per fare fronte alle tensioni con la Russia e dispone di un meccanismo di “solidarietà” tra paesi sulle forniture è a rischio. È quanto hanno riferito “fonti diplomatiche a Bruxelles” al Financial Times. Il quotidiano ha sottolineato che serve l’appoggio del 55% dei Paesi o di Stati che rappresentino il 65 per cento della popolazione Ue.

Spagna e Portogallo e Grecia hanno già manifestato una netta opposizione a questo progetto mentre diversi altri paesi europei hanno espresso forti dubbi. A favore del piano si è invece espresso il ministro dell’energia della Germania, Robert Habeck: “i paesi che non sono toccati dai tagli delle forniture della Russia dovrebbero aiutare gli altri. Altrimenti non c’è solidarietà europea”.

Il Piano è attualmente in discussione nel Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue (Coreper), che si riunisce questo pomeriggio a Bruxelles, dopo che la proposta è già stata esaminata dal gruppo di esperti dell’energia in seno al Consiglio Ue. Una nuova riunione del Coreper è già prevista per lunedì prossimo.

Il Piano prevede una riduzione del 15% del consumo di gas, calcolata sulla media dei consumi del periodo 2017-2021 (da agosto a marzo), da conseguire nel periodo da agosto 2022 a fine marzo 2023. L’obiettivo di riduzione è indicativo, una sorta di raccomandazione non vincolante, ma diventerebbe obbligatorio per tutti gli Stati membri nel caso in cui la Commissione dichiarasse lo stato d’emergenza Ue per interruzioni sostanziali nell’approvvigionamento di gas, o per la sua insufficienza a causa, ad esempio, di un inverno molto freddo.

Secondo le fonti, da quello che è emerso finora nel Coreper, le questioni più controverse per un certo numero di Stati membri sono l’obbligatorietà dell’obiettivo di riduzione al 15%, nel caso della dichiarazione dello stato d’emergenza, l’obiettivo stesso del 15%, che molti considerano troppo ambizioso e difficile da raggiungere, il principio del target uniforme e uguale per tutti i paesi, indipendentemente dalle loro condizioni e, infine, i poteri che la Commissione si attribuisce nell’attivare l’obbligatorietà della riduzione dei consumi di gas, con la semplice decisione di dichiarare lo stato di allerta. L’Italia è al momento tra i paesi più critici rispetto ai primi tre punti, insieme a diversi altri Stati membri.

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