Dalla Fabio Perini le macchine intelligenti per cartiere

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Clipboard-0003Finora l’industria meccanica per il settore tissue (la carta per usi igienici e domestici) ha sempre lavorato a compartimenti stagni: c’è chi produce le macchine per fare le bobine madri; chi fabbrica le linee di trasformazione (converting) delle bobine in rotoli di carta igienica, fazzoletti o tovaglioli; chi è specializzato in macchine per il packaging; e chi in sistemi per la logistica.

Pochi operatori al mondo sono presenti in almeno due delle quattro fasi produttive, e uno di questi, scrive Il Sole 24 Ore oggi in edicola, è la lucchese Fabio Perini, azienda fondata nel 1966 dall’omonimo geniale imprenditore toscano, che nel 1993 l’ha venduta al gruppo tedesco Korber.

Proprio dalla Fabio Perini, un migliaio di addetti e un fatturato 2015 di 260 milioni di euro, arriva una delle prime applicazioni dell’Industria 4.0 al mondo del tissue. Si tratta dell’idea di “far parlare” le macchine di converting che producono rotoli, fazzoletti o tovaglioli con quelle che confezionano il prodotto finito, attraverso un software sviluppato in proprio dall’azienda, che ha richiesto un anno di lavoro. Un linguaggio comune mirato a introdurre efficienza e risparmi di costi.

Il sistema di gestione permette di regolare automaticamente la velocità del packaging (e dunque adegua la velocità a valle), in modo che l’output sia sempre lo stesso anche se una macchina che produce rotoli s’inceppa o si rompe; richiama l’operatore prima che si presenti un problema; permette di ordinare automaticamente un pezzo di ricambio che si renderà necessario entro breve; segnala se un cuscinetto sta vibrando in maniera irregolare o se un pezzo è usurato.

Rispetto al funzionamento attuale, è una mezza rivoluzione: perché oggi, spiegano all’azienda, quando si presenta un problema su una macchina la prima cosa che si fa è abbassarne la velocità, per poi cercare di capire cos’è successo; domani, grazie a questo sistema di comunicazione predittivo che consente a ciascuna macchina di dialogare con la successiva, si punterà a evitare che il problema si presenti. E si potrà contare su una produzione certa, programmata in anticipo.

«Il miglioramento della produttività – dice l’amministratore delegato del gruppo meccanico lucchese, Stefano Di Santo – può arrivare al 30%».

© RIPRODUZIONE RISERVATA – Toscana24

 

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