Finita emergenza covid inizia quella per l’Ucraina. L’Italia non torna alla normalità

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Lo stato d’emergenza per covid è stato proclamato per la prima volta in Italia il 31 gennaio del 2020 dal governo Conte II, ed è continuato senza interruzione per 26 mesi, finché Draghi non ne ha decretato la fine, a partire dal 31 marzo. Il governo non avrebbe più una serie di poteri straordinari per derogare alle norme di legge, utilizzando strumenti come ordinanze e Dpcm, strumenti dei quali Conte e poi, in misura minore, Draghi, hanno fatto grande uso, direi quasi un abuso, tollerato da Mattarella e approvato con sentenze molto generose da giudici e consulta. Per stato di emergenza, in Italia, si intende infatti quella condizione giuridica determinata da eventi eccezionali. In questi casi vengono garantiti al governo una serie di poteri straordinari per proteggere i cittadini, derogando alle norme di legge. Certo, bisogna sempre rispettare i principi generali dell’ordinamento, ma si può procedere con ordinanze come quelle del ministero della Salute per il colore delle Regioni e della struttura commissariale per gestire rapidamente la campagna vaccinale.

Un governo che va avanti così, con provvedimenti sostanzialmente sottratti al controllo del parlamento, ha un cammino molto comodo, tant’è vero che Draghi, profittando della guerra in Ucraina, ha già decretato una nuova emergenza profughi fino al 31 dicembre 2022, creando i presupposti per altri Dpcm e altre ordinanze che non sono soggetti agli ordinari controlli amministrativi e politici.

Dopo oltre due anni l’Italia non sarà più in stato di emergenza Covid, di conseguenza decadono il Comitato tecnico scientifico e la struttura del Commissario straordinario Francesco Figliuolo: al loro posto ci sarà una unità operativa ad hoc, “per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia”, operativa fino al 31 dicembre. Diciamo che se non è zuppa è pan bagnato, cambiano gli interpreti ma la musica è sempre la stessa, sia pure sostituendo alla struttura straordinaria una ordinaria, collegata all’apparato amministrativo, ma con le stesse funzioni. Il che vorrà dire ancora vaccinazioni, ancora possibili costrizioni, ancora campagne contro chi non si vaccina, anche se adotta tutte le precauzioni necessarie. Eliminato lo stato di emergenza, quindi, le procedure burocratiche si rallentano e diventa comunque più difficile (anche se non impossibile) imporre misure restrittive.

Ed è per questo che Draghi ha creato una nuova cornice giuridica per tornare, se necessario, a far ricorso a provvedimenti emergenziali. Lo stato d’emergenza decretato per la situazione di guerra in Ucraina può essere facilmente interpretato ed esteso per giustificare tutti quei provvedimenti che il governo intenderà adottare per far fronte a eventuali situazioni di difficoltà. Del resto il premier lo ha fatto capire chiaramente quando ha annunciato che si potrebbe arrivare ad un regime di economia di guerra. Gli italiani sono avvisati, si preparano sacrifici che colpiranno sempre i soliti noti. Stanno aumentando le spese familiari per i costi energetici esorbitanti, non diminuiti a sufficienza dal governo; si prevedono altre spese enormi per l’accoglienza di milioni di profughi che fuggono dalla guerra in Ucraina, mentre non cessano gli arrivi dei migranti, accolti a braccia aperte dal governo; molti settori, in primis il turismo, sono ormai in ginocchio da due anni; la povertà, secondo le previsioni, è destinata ad aumentare. Non è certo tutta colpa di Draghi e del suo governo, la situazione attuale dipende da contingenze (e speculazioni) internazionali, ma chi aveva riposto tante speranze nell’uomo della provvidenza sta cominciando a ricredersi.

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