Sussidi Covid, gli immigrati li utilizzano meglio degli italiani, ma aumentano le povertà

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Il Dossier Statistico Immigrazione a cura di Idos, in collaborazione con Confronti e Istituto di Studi Politici S. Pio V dimostra che gli effetti della pandemia hanno reso molto più precarie e difficili le condizioni sociali, economiche e lavorative di molta popolazione che  vive in Italia, colpendo in maniera particolarmente dura le categorie già
fragili ed emarginate, tra cui gli immigrati, che però resistono meglio alla crisi di quanto registrato per gli italiani.

Nel 2020, gli stranieri in condizioni di povertà assoluta sono arrivati a 1,5 milioni, il 29,3% dei 5 milioni complessivi che risiedono in Italia (un’incidenza circa quattro volte superiore al 7,5% rilevato tra gli italiani: 7,5% è il 26,8% dei 5,6 milioni di poveri assoluti nel Paese. Tuttavia gli immigrati sono rimasti in parte esclusi da alcune forme di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà (assegni per famiglie indigenti, buoni mensa, bonus bebè, reddito di cittadinanza, assegnazioni di case popolari, ecc.), soprattutto per una serie di vincoli giuridici (residenze pluriennali, titoli di soggiorno di lunga durata, produzione di documenti sullo stato patrimoniale e reddituale all’estero) che ancora
oggi impediscono loro un accesso paritario a questi sussidi.

Nonostante un livello di povertà assoluta quattro volte più alto degli italiani, i nuclei familiari stranieri che, a marzo 2021, hanno avuto accesso al Reddito di Cittadinanza sono circa 150.000, il 14,0% degli oltre 1,1 milioni di nuclei familiari percettori, ben al di sotto della loro percentuale sul totale delle persone in povertà assoluta.

È stato invece più ampio l’accesso al Reddito d’Emergenza, che però è stata una misura una tantum per i nuclei familiari in difficoltà a causa dell’emergenza Covid-19 e che richiedeva semplicemente la residenza in Italia al momento della richiesta. Ne hanno usufruito, a marzo 2021, 425.000 nuclei familiari, dei quali il 22,0% con componenti non comunitari: percentuale più alta che tra i beneficiari di reddito di cittadinanza, ma sempre inferiore a quella degli stranieri tra i poveri assoluti.

Eppure, come riporta il Dossier Statistico Immigrazione 2021, gli immigrati mostrano maggiore resilienza. Non solo continuano ad assicurare all’erario pubblico importanti entrate finanziarie in tasse, contributi e costose imposte sulle pratiche burocratiche legate ai permessi di soggiorno e alle acquisizioni di cittadinanza (29,25 miliardi di euro, ancora una volta più di quanto lo Stato spende per loro in  servizi e prestazioni), ma con i loro risparmi sostengono le famiglie rimaste all’estero con un flusso di rimesse (6,7 miliardi di euro nel 2020) persino aumentato nonostante la crisi (era di 6 miliardi nel 2019). Inoltre, pur di continuare a mantenere se stessi e la propria famiglia anche quando perdono il lavoro, gli stranieri più spesso degli italiani tentano la via del lavoro in proprio, aprendo un’attività
autonoma (+2,5% nel 2020, in linea con una crescita ininterrotta almeno dal 2011).

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