Fisco e pensioni: dal 1 ottobre si entra nei siti solo con lo Spid, ma l’85% degli over65 non ce l’ha

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Una ricerca fatta da  Francesco Bisozzi  e pubblicata sul Messaggero ci dice che la rivoluzione Spid con il passaggio alle nuove credenziali di accesso digitali dal primo ottobre per entrare nei siti di Inps e Pa, causerà gravi problemi alla quasi totalità dei pensionati, visto che l’85% degli over 65 non ce l’ha. E saranno quindi impossibilitati a controllare e usufruire dei servizi via web.

Addio vecchi pin, username e password, ormai familiari alla totalità dei pensionati, magari aiutati dai nipoti, per entrare in alcuni siti (Inps e Entrate) per loro di indispensabile consultazione. Dal primo ottobre per accedere ai servizi della Pubblica amministrazione i cittadini dovranno essere in possesso di Spid, Cie o Cns.

Non saranno più valide le vecchie credenziali di accesso per l’Inps, l’Agenzia delle Entrate, i ministeri, le regioni, i comuni e le altre amministrazioni pubbliche. Il Sistema pubblico di identità digitale è ormai esteso, è stato erogato a 24,3 milioni di cittadini, però solo il 10-15 per cento circa degli over 65 vi avrebbe aderito. Oltre 22 milioni di italiani hanno invece la Carta di identità elettronica.

Insomma, chi vorrà vedere online la propria pensione o consultare digitalmente il sua cassetto fiscale, giusto per citare un paio di servizi interessati dalla svolta in arrivo, dovrà per forza mettersi in regola e dotarsi di uno degli strumenti di accesso consentiti, o al limite ricorrere alla figura del delegato Spid, una soluzione pensata per tutelare i soggetti anziani o fragili che più hanno difficoltà a utilizzare i servizi elettronici. La rivoluzione delle credenziali, come detto, riguarda i privati cittadini. Professionisti e imprese viaggiano su un binario diverso: nel loro caso è necessario un decreto del ministero dell’Innovazione tecnologica affinché cali il sipario sulle loro username e password attuali.

Il passaggio alle nuove chiavi di accesso digitali tuttavia è iniziato già da tempo. L’Inps, per esempio, si è convertita allo Spid da un anno. Per quanto riguarda la delega dell’identità digitale per accedere ai servizi online, proprio l’Inps ha chiarito che sarà lo strumento attraverso il quale i tutori, i curatori, gli amministratori di sostegno e gli esercenti la potestà genitoriale potranno esercitare i diritti dei soggetti che rappresentano e dei minori.

Tra i siti della Pa più frequentati, oltre a quello dell’Inps, figura anche il portale dell’Agenzia delle Entrate, che nei primi 8 mesi dell’anno ha registrato circa 45 milioni di accessi al cassetto fiscale, a cui vanno sommati i 4 milioni di accessi all’area riservata di Agenzia delle Entrate-Riscossione. Anche per gli utenti delle piattaforme del fisco il passaggio definitivo allo Spid potrebbe comportare delle criticità per i pensionati.  A gennaio le identità digitali erogate erano 16 milioni, prima della pandemia superavano di poco quota 5 milioni.

Fra qualche giorno si potrà verificare l’entità dei disagi per gli over65 sprovvisti di Spid. Cambiano i governi, ma tutti hanno un denominatore comune, trattare i pensionati come bancomat del fisco e cercare di rendere la vita sempre più difficile alle pantere grigie.

 

 

 

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