Economia, gli effetti della crisi sull’occupazione regionale

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(AGIPRESS) – TOSCANA – Gli effetti della pandemia da Covid-19 in Toscana, hanno fatto registrare forti ripercussioni sul sistema economico regionale. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER), sviluppato dalla Banca d’Italia, il calo del prodotto toscano è stato di oltre il 9 per cento nel 2020, più intenso rispetto alla media del Paese. Gli effetti della crisi innescata dalla pandemia sull’occupazione regionale sono stati considerevoli. Il calo degli occupati (-1,3 per cento) ha colpito maggiormente la componente femminile (-2,2), il lavoro autonomo (-2,0), i servizi, in particolare commercio, alberghi e ristorazione (-4,8). Il calo nell’occupazione dipendente si è concentrato nella componente a tempo determinato. Per la prima volta dal 2014 è tornata a crescere la quota di giovani non occupati e non in istruzione o formazione (attestatasi nel 2020 al 17 per cento). Il deterioramento delle condizioni sul mercato del lavoro si è negativamente riflesso sul reddito disponibile e sui consumi delle famiglie, interrompendo la fase di crescita in atto da oltre un quinquennio. Nel 2020 il reddito disponibile è calato di circa il 2,8 per cento rispetto all’anno precedente mentre i consumi si sono ridotti dell’11,9 per cento (a prezzi costanti). La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e la povertà sono aumentate durante la pandemia, accrescendo i divari socio-economici; gli interventi pubblici hanno tuttavia contribuito ad attenuarne l’incremento. La ricchezza netta delle famiglie toscane era lievemente salita alla vigilia della pandemia, attestandosi a 8,5 volte il reddito disponibile.
Nella componente finanziaria vi è stata nell’ultimo decennio una ricomposizione a favore principalmente delle attività più liquide, accentuatasi nella crisi pandemica. Pur in un contesto di condizioni di offerta favorevoli, il calo dei redditi e dei consumi ha notevolmente rallentato l’indebitamento delle famiglie. Nel primo trimestre dell’anno in corso la dinamica è tornata lievemente ad aumentare. I finanziamenti al consumo sono rimasti pressoché stazionari, a fronte della moderata crescita dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (2,4 per cento), sostenuti anche dalle moratorie bancarie. Le erogazioni di nuovi mutui si sono ridotte, frenate dalle mancate compravendite nel primo lockdown; sono invece aumentate le rinegoziazioni per surroga o sostituzione ed è proseguito il processo di ricomposizione verso mutui a tasso fisso. AGIPRESS

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