Da qualche mese i riflettori sono nuovamente puntati sui magistrati e sulle loro divisioni interne a seguito della vicenda Palamara e dei verbali riguardanti l’avvocato Piero Amara. Quest’ultima coinvolge alcuni magistrati della procura di Milano ed esponenti del Csm in conflitto tra loro sulla scelta di procedere o meno in un filone d’indagine su una presunta loggia massonica nella quale sarebbero coinvolti magistrati e uomini delle istituzioni. Con grave discredito sull’intera magistratura, anche di quei tanti magistrati che fanno il loro dovere con sacrificio e professionalità.
Ricordiamo che nel 1993, in pieno clima di Tangentopoli, la fiducia degli italiani nel pool di Mani pulite capitanato da Borrelli era giunta al 95%, un vero e proprio record, destinato progressivamente a calare a causa della politicizzazione di una buona parte della magistratura e della lentezza dell’azione giudiziaria.
Dall sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera, a cura di Nando Pagnoncelli, la vicenda Amara, che ha fatto notizia nei mass media e nel mondo politico, è stata però seguita con scarsa attenzione, meno di un italiano su dieci, a cui si aggiunge il 27% che ha letto o ascoltato qualche notizia e il 22% che dichiara di averne sentito vagamente parlare, mentre il 42% ignora completamente la questione.
Anche il caso Palamara, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati ed ex membro del Csm, espulso dalla magistratura dopo le accuse di aver condizionato le nomine delle procure e che in un libro-intervista ha poi parlato diffusamente dei vertici della magistratura come di un «sistema degenerato». Questa vicenda, infatti, è stata seguita con attenzione solo dal 14% degli italiani mentre il 32% la ignora e il 54% ne ha solo sentito parlare.
La conoscenza delle due vicende, come era lecito attendersi è più accentuata tra i laureati e i ceti dirigenti, presso i quali tuttavia non supera il 20%.
Pur senza conoscere i dettagli, il 45% ritiene che i due casi mettano in luce l’esistenza di comportamenti molto gravi (illeciti o corruzione) tra i magistrati, mentre il 20% è del parere che evidenzino l’elevata conflittualità esistente tra vertici della magistratura e il 35% non ha un’opinione in proposito.
Quanto alla fiducia nella magistratura, oggi quasi un italiano su due (49%) dichiara di non averne, contro il 39% che si esprime positivamente e il 12% che sospende il giudizio. Decisamente meno fiduciosi sono gli elettori del centrodestra: la sfiducia viene espressa dal 71% degli elettori di Fdl, dal 64% dei leghisti (un tempo più positivi, ma oggi più critici presumibilmente per le vicende che vedono coinvolto Salvini) e dal 53% degli elettori di FI. Da notare che anche tra pentastellati, che sono spesso ritenuti giustizialisti, il 43% dichiara di non avere fiducia nella magistratura.
L’aspetto che più colpisce è il vero e proprio crollo di credito registrato In tutti questi anni, dal trionfo di Mani pulite del 1993 (95%), al 68% nel maggio 2010, al 39% odierno. Quest’andamento riflette anchel clima politico degli anni passati, contraddistinti dai rapporti conflittuali dl Berlusconi con la magistratura e da una radicale contrapposizione nel Paese tra berlusconiani e antiberlusconiani che induceva questi ultimi a parteggiare per i giudici spesso indipendentemente dal merito delle questioni.
Il tramonto politico di Berlusconi, fatto fuori per via giudiziaria, ha indotto molti cittadini a valutare con sguardo diverso il sistema giudiziario e l’operato dei magistrati. Oggi la maggioranza attribuisce il calo di fiducia ai tempi lunghi della giustizia (24%), alla presenza di magistrati politicizzati (18%) o corrotti (17%), oppure a sentenze discutibili (16%), mentre solo il 10% ritiene che ci sia una campagna denigratoria nei confronti dei magistrati.
Crediamo che la fiducia continuerà a precipitare, soprattutto se, ad esempio, nel processo in corso a Palermo Salvini verrà condannato per una fattispecie analoga a quella che lo ha visto assolto a Catania. E allora la gente si convincerà sempre più che, come è emerso dalle intercettazioni del caso Palamara, una parte della magistratura voglia influire sulla politica, E allora la fiducia probabilmente precipiterà ancora di più.
Paolo Padoin