Covid, Ordine dei medici di Firenze: «Andiamo al collasso. Chiediamo a tutti di rispettare le regole»

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La zona rossa non basta. Troppa gente pensa che il covid colpisca e uccida qualche vecchietto malato e si limiti a mettere in fila centinaia di asintomatici che nemmeno si accorgono di avere il virus. Purtroppo non è così. Oggi registriamo l’appello, accorato e quasi disperato, del dottor Pietro Dattolo, sanitario in prima linea e presidente dell’Ordine dei medici di Firenze. Il quale richiama tutti alla realtà: il covid può colpire e provocare la morte di tutti. La sua è una testimonanza diretta di quanto avviene negli ospedali e in quei reparti, dove si lotta davvero fino all’ultimo respiro, che sono le terapie intensive.

«Stiamo camminando su una passerella sempre più instabile e sottile. Abbiamo alle spalle oltre 5 mila decessi solo in Toscana, scene drammatiche mostrate ogni giorno dai notiziari. Eppure, assistiamo ancora a una leggerezza disarmante in troppe, troppe persone. Serve ritrovare quella responsabilità che ci premiò la scorsa primavera. Negli ospedali abbiamo gli stessi pazienti della seconda ondata a novembre, c’è un dolore dilagante che una società civile non può accettare».

Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze lancia l’appello in questa nuova emergenza sanitaria. E aggiunge: «Comprendiamo la stanchezza delle persone, costrette a sacrifici economici e distanze sociali da più d un anno. Mai ce lo saremmo aspettati ed è chiaro che abituarsi a una condizione del genere è pressoché impossibile. Non possiamo però ignorare quello che accade a pochi metri da noi: migliaia di persone chiuse nelle proprie camere a lottare con la malattia del Covid, i reparti d’ospedale al limite. I medici non sono considerati più eroi, ma stremati. Troppi hanno già perso la vita per questo virus. Ora continueranno ad aiutare, a fare il loro lavoro, ma senza la collaborazione di tutti è impossibile vincere questa battaglia».

«L’età media si sta abbassando – prosegue Dattolo – dobbiamo salvare anche vite giovani. Entrare in una terapia intensiva non è come fare una visita di controllo in ambulatorio, significa aver perso il più delle volte la capacità di respirare in autonomia. Vuol dire, in caso di salvezza, riabilitazione e cure postume. Ascoltate le testimonianze di chi ha il coraggio di parlare, che siano malati, medici o infermieri. Non sono esagerazioni, ma la verità di chi ha visto il Covid con i propri occhi. Non è possibile mettere sulla bilancia gli asintomatici e i malati poco gravi per giustificare certe leggerezze nei comportamenti. Se il Covid continua a colpire con tanta ferocia, vuol dire che troppe persone hanno smesso di seguire le regole. I vaccini ancora sono pochi e l’immunità è lontana. Questo non è il momento di trovare scappatoie, ma coscienza».

Sandro Bennucci

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