Pericolo salute e terrorismo per arrivi di migranti, allarme dell’Intelligence

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L’Intelligence italiana, nel nuovo rapporto al Parlamento, pone, fra l’altro, l’accento sul pericolo che gli arrivi numerosi di migranti parcellizzati attraverso la frontiera terrestre, così come gli sbarchi fantasma dal Nordafrica o dalle sponde turco-elleniche, possano costituire, sul piano della sicurezza, modalità d’ingresso molto critiche, rispetto alle quali i rischi sanitari connessi alla possibile dispersione sul territorio nazionale di soggetti positivi al virus sono andati ad aggiungersi al pericolo già presente di infiltrazioni terroristiche.

Su quest’ultimo versante, «le risultanze della serrata attività d’intelligence, condotta in raccordo con le Forze di polizia e in collaborazione con i Servizi collegati esteri, fanno ancora escludere un ricorso sistematico ai canali dell’immigrazione clandestina per la movimentazione di jihadisti, ribadendo però la sussistenza di rischi connessi all’eventualità che nei centri di confluenza/accoglienza dei migranti possano maturare processi di radicalizzazione islamista».

I Servizi di informazione e sicurezza nella Relazione annuale al Parlamento lanciano l’allarme: «L’aggravamento, per effetto della crisi sanitaria, delle condizioni socio-economiche dei Paesi di origine e transito dei clandestini potrebbe costituire ulteriore fattore di spinta del fenomeno. La ricerca d’intelligence ha fatto emergere un uso sempre più frequente dei social network da parte dei trafficanti libici per la promozione delle traversate, anche con la diffusione di notizie false, quale la possibilità di ottenere facilmente permessi di soggiorno e sanatorie».

Dalla relazione dell’intelligence emergono «le acquisite indicazioni sull’attivismo, specie nell’area di Sfax, di consorterie criminali ‘indipendenti” composte da soggetti di nazionalità tunisina. Seppur in misura minore, è emerso il dinamismo di gruppi criminali anche nelle zone confinarie con la Libia, soprattutto per le partenze verso la Sicilia sud-occidentale. Le sinergie tra reti di trafficanti operanti nei due Paesi hanno concorso ad alimentare la direttrice che vede il trasferimento di migranti dalla Libia, via terra, verso le località marittime della Tunisia ed il successivo imbarco in direzione delle nostre coste. Le acquisizioni hanno confermato l’utilizzo di imbarcazioni di piccole dimensioni – consentito dalla prossimità delle coste tunisine a quelle italiane – che ha alimentato il fenomeno dei cosiddetti sbarchi autonomi (o fantasma)».

L’Italia, al pari di altri Paesi europei, risulta esposta ad un utilizzo del territorio quale via d’ingresso e ponte verso altre aree del Continente. «Sebbene i casi ad oggi emersi non siano riferibili a strutturate strategie per il trasferimento di jihadisti in Europa, rappresenta da tempo una sfida, sul piano informativo, la presenza illegale entro i nostri confini di soggetti a rischio, che spesso si rendono difficilmente identificabili attraverso l’utilizzo di molteplici alias e che, non di rado, risultano essere stati già più volte espulsi dalle nostre Autorità».

Un ammonimento molto esplicito ai nostri politici, in particolare al ministro Lamorgese e, ovviamente, al Presidente Draghi, che verrà preso in seria considerazione anche dal Presidente Mattarella, molto attento a queste problematiche.  Le notizie recenti di un rinnovato attivismo delle ong, che scaricano a raffica centinaia di presunti profughi sulle nostre coste, gli sbarchi autonomi che si moltiplicano, soprattutto dalla Tunisia, ma anche dall’Algeria (direzione Sardegna), dovebbero far sobbalzare sulla sedia la ministra e il neo sottosegretario Gabrielli, e indurre il Governo a imprimere una svolta alla politica dei porti aperti a tutti, che finora aveva caratterizzato l’approccio del governo giallorosso Conte2. Ma Draghi ha già dimostrato, con le recenti nomine, di voler dare una sterzata rispetto al passato.

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Paolo Padoin

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