Draghi: «L’unità è un dovere. Bisogna ricostruire il Paese, come nel dopoguerra»

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E’ finito fra applausi e standing ovation dell’Aula del Senato, l’intervento di Mario Draghi. Che, sostanzialmente, ha lanciato un appello all’unità nazionale, senza divisioni e polòemiche, in modo da affrontare la situazione con lo slancio costruttivo che l’Italia ebbe nel dopoguerra. Questo è un dopoguerra. Anzi è una guerra non ancora conclusa. Un po’ emozionato, Draghi ha cominciato ringraziando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’onore dell’incarico, poi ha così continuato il suo intervento durato una cinquantina di minuti: «Questo e’ il terzo Governo della legislatura. Non c’e’ nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. E’ un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità e’ un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia».

PANDEMIA – «Vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione cosi’ intensa e di responsabilità così ampia – ha sottolineato il premier, proseguendo con un passaggio rivolto al suo predecessore Giuseppe Conte, che ha provocato qualche fischio in Aula – di fronte a una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia. Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è di combattere con ogni
mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti. Ed è nel commosso ricordo di chi non c’è più, che cresce il nostro impegno. Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro
ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. C’impegniamo a fare di tutto perchè possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni. C’impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la
rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole».

COME NEL DOPOGUERRA – Ci ha tenuto subito, Draghi, a sfrondare la mpolemica su governo tecnico o pèolitico. Dicendo: «Questo governo non ha bisogno di nessun aggettivo. Riassume la volonta’, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono, alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un Governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato. Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato. Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una nuova ricostruzione. A quella ricostruzione – ha sottolineato – collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e
identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti. Questo Governo nasce nel solco dell’appartenenza del Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro».

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SCUOLA – Il premier ha poi dedicato ampio spazio alla scuola sottolineando come la Dad pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze. «Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità piu’ adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficolta».

VACCINI E LAVORO – Ma la prima sfida dell’Esecutivo resta la pandemia e la campagna vaccinale. «Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. La velocità è essenziale – ha proseguito – non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus». Centrali poi sono le politiche attive del lavoro.
Affinchè esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le regioni».

DONNE E GIOVANI – L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso – ha spiegato Draghi – puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro». Sul Next Generation EU Draghi ha sottolineato
la necessità che sia trasversale e sinergico. Come si è ripetuto piu’ volte, avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni. Queste risorse dovranno essere spese puntando a migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. Ha dato atto al precedente Governo di aver gia svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza. «Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro che, includendo le necessarie interlocuzioni con la Commissione Europea – ha evidenziato – avrebbe una scadenza molto ravvicinata, la fine di aprile. Gli orientamenti che il Parlamento esprimera’ nei prossimi
giorni a commento della bozza di Programma presentata dal Governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale».

TASSE – Quindi il tema delle riforme, una su tutte quella fiscale: «Non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano l’una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il Governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli. Inoltre, le esperienze di altri Paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta».

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EUROPA E ALLEANZA ATLANTICA – Infine, il premier ha ribadito l’appartenenza dell’Italia ad alcuni dei suoi valori e fondamenti storici di riferimento in ambito internazionale: «Nei nostri rapporti internazionali questo Governo sara’ convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Unione europea, Alleanza Atlantica, Nazioni Unite. Ancoraggi che abbiamo scelto fin dal dopoguerra, in un percorso che ha portato benessere, sicurezza e prestigio internazionale». Alla fine senatori in piedi, plaudenti. Poi gli interventi. In serata il voto di fiducia.

Sandro Bennucci

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