Ancora bagarre sul Mes e sul Recovery fund. Le accuse di Renzi e Di Maio

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Il 9, in Aula, la risoluzione sul Mes sarà il primo, cruciale guado del governo, con l’ombra del no dei frondisti M5S. Poi sarà la volta del Consiglio Ue, dove oltre al difficile negoziato con Polonia e Ungheria, il premier dovrà vedersela con chi, a Bruxelles, comincia a far filtrare una qualche preoccupazione sulla tenuta dell’esecutivo. Infine c’è il nodo del Recovery e di quella task force che Matteo Renzi, scottato dalle resistenze di Conte al rimpasto, ha tutta l’intenzione di non avallare.

Secondo Matteo Renzi il voto parlamentare sul Salva-Stati non riserverà sorprese, ma in caso contrario, è naturale che il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere. Lo dice il leader di Italia Viva in un’intervista con La Stampa. Quello del rimpasto di governo per l’ex premier è un tema chiuso dopo l’aver sentito Conte dire, nel giorno in cui abbiamo avuto mille morti che lui dispone dei migliori ministri. Io ne prendo atto. Quanto a durare fino al 2023 non so. Se questa è la squadra non ci giurerei, ma magari sarò smentito.

«Ho capito che mi dite che Gualtieri non vi ha dato ascolto in Commissione ma non è che per questo noi andiamo contro il presidente del Consiglio che abbiamo nominato noi. Io non ho paura di tornare al voto. Il problema è che perdiamo Conte. E trovare un altro nome come il suo non ci riusciamo». Così Luigi Di Maio chiudendo l’assemblea M5s dove ha aggiunto: «Io non ho paura neppure di un rimpasto, non ho paura di far un’altra squadra di governo. Ma se diamo il fianco a questa cosa quì, diamo fianco a quella parte delle forze politiche che vuole cambiare il presidente del Consiglio».

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