Assemblea Confesercenti: incertezza in crescita per quasi un italiano su due

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Vivoli 1Pesano terrorismo e Brexit, ma è il rallentamento della ripresa a spaventare di più.

“Gli italiani hanno sempre meno sicurezze. E, rispetto ad un anno fa, quasi uno su due (il 43%) segnala di stare vivendo un clima di maggiore incertezza e con prospettive poco rassicuranti non solo a livello personale, ma anche relativamente all’economia italiana e al contesto internazionale, a partire dall’apparente fragilità dell’Unione Europea”.

E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da Confesercenti e SWG su un campione di cittadini italiani in occasione di “Città più sicure, economia più forte”, l’edizione 2016 dell’Assemblea annuale della Confederazione di imprese.

“A fronte della quota di italiani che segnala un deterioramento delle proprie certezze, solo il 21% – uno su cinque – afferma di sentirsi più sicuro dello scorso anno relativamente alle prospettive personali e dell’economia italiana ed europea in generale, mentre il 36% non rileva cambiamenti. L’aumento del sentimento di incertezza è legato a doppio filo alle ultime vicende internazionali. Alla richiesta di specificare quale evento recente avesse maggiormente contribuito a creare un clima di incertezza sociale economica, il 55% ha infatti indicato una questione internazionale: dall’aumento dei flussi di migranti e rifugiati, segnalato dal 31% dei rispondenti, agli attacchi terroristici – 14% – fino alla Brexit (10%). Più di tutti, però, gli italiani temono il fantasma della crisi: l’eventuale rallentamento della ripresa economica è il maggiore fattore d’incertezza per il 45% degli intervistati”.

“Anche la questione Brexit  viene inquadrata dai nostri connazionali in chiave soprattutto economica: per il 39%, infatti, l’uscita della Gran Bretagna dell’Europa porterà conseguenze negative per l’economia italiana e per quella europea.  Una quota più che doppia rispetto al 16% che ritiene che il Brexit possa avere effetti positivi. Il gran rifiuto del Regno Unito non avrà conseguenze per il 26%; mentre il 19% non si è fatto ancora un’opinione. Dal lato non strettamente economico, invece, la metà dell’opinione pubblica (49%) ritiene che l’uscita della Gran Bretagna possa stimolare una maggiore efficacia nella costruzione dell’Unione Europea, evidentemente ritenuta ancora incompiuta”.

“La valutazione complessiva della nostra partecipazione all’Unione Europea indica, infatti, che anche prima di Brexit delle ombre erano sorte. Meno di un quinto dei cittadini (il 18%) sostiene decisamente la positività della nostra appartenenza alla UE; per converso quasi un terzo (il 32%) segnala un bilancio negativo. Insomma: gli italiani non vogliono rinunciare all’Unione Europea, ma chiedono decisamente un cambio di passo”.

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