Dopo che La Stampa aveva pubblicato la notizia che un altro membro del Governo Renzi si era interessato alla questione di banca Etruria, chiedendo notizie su un possibile intervento di Banca popolare dell’Emilia Romagna, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, in un’intervista allo stesso quotidiano torinese, rivendica il suo interesse per la vicenda di Etruria: «Non ho nulla da nascondere. Mi sono occupato di Banca Etruria come mi sono occupato di Ilva, di Alitalia e tante altre crisi che rischiavano di avere impatti occupazionali, industriali o, come nel caso di Etruria, per i risparmiatori».
A fine 2014, il tema delle crisi bancarie non era ancora deflagrato in tutta la sua ampiezza, ma già Banca Etruria era uno di quegli istituti da tempo in difficoltà: nel 2013 Bankitalia aveva chiesto un rafforzamento patrimoniale, nel 2014 il ricambio del consiglio e una aggregazione con un soggetto «di elevato standing», ovvero un’altra banca solida e credibile. Delrio, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio si era occupato del problema con i ministri competenti, fra i quali non c’era la Boschi, e il primo dell’anno del 2015 chiamò Ettore Caselli, allora presidente della Popolare dell’Emilia Romagna, per chiedere informazioni sulla possibile acquisizione di Etruria da parte della banca. «Nessuna pressione, nessun conflitto di interessi. Solo una normale e doverosa attività istituzionale. Sono stupito che se ne parli».