Intervento del presidente di Assohotel Fabio Cenni
Assohotel non dice di no alla privatizzazione delle Terme, ma certo non può avvenire in questi termini.
Leggiamo i vari comunicati che sulla stampa appaiono da parte del collega, presidente di Apam Federalberghi Dante Simoncini, e in risposta dell’assessore regionale Federica Fratoni.
Concordiamo con l’amico Dante quando scrive che è fermamente contrario a una privatizzazione dettata da delle tempistiche più consone alla vendita di un appartamento che alla principale azienda cittadina. Aggiungiamo che una privatizzazione realizzata senza aver specificato in nessun atto o delibera, da parte di entrambi i soci, un criterio che porti alla preferenza di un determinato progetto rispetto a un altro, ma solo indicando le tempistiche, si chiama svendita, che non dà alcuna garanzia né alla nostra categoria né ai lavoratori che direttamente tanto quanto noi dovrebbero sentirsi preoccupati.
La privatizzazione è inevitabile perché la gestione pubblica delle Terme è stata sotto gli occhi di tutti una débacle. In pochi anni, da quando Regione e Comune hanno ricevuto “in dono” dallo Stato la società e tutto il patrimonio immobiliare che conteneva, sono stati commessi troppi errori che hanno portato a dei lavori lasciati a metà (Leopoldine), a immobili venduti di volta in volta per pagare il corrente, a un debito pesante che prima non c’era.
A seguito dell’aumento di capitale, la Regione ha acquisito una partecipazione qualificata della società a causa della quale può disporre come sta facendo del futuro della città senza che il socio di minoranza (il Comune) possa dir nulla. Forse qualcosa sarebbe andato diversamente se la ripartizione delle quote fosse stata paritaria? Forse avremmo assistito a uno scontro in cui il nostro sindaco avrebbe difeso i diritti della collettività in maniera più energica di fronte all’altro socio?