Sono complessivamente 35 gli indagati nell’inchiesta della procura fiorentina, condotta da polizia e carabinieri, nei confronti di esponenti dell’area anarco-insurrezionalista. Per tre il gip ha disposto gli arresti domiciliari, misura che, è stata precisato successivamente, è stata eseguita solo per due dei destinatari, un uomo e una donna. Un’altra donna, invece, è ricercata. Emesse altre 7 ordinanze dell’obbligo di dimora o di firma. A 9 degli indagati per i quali è stata adottata una misura cautelare viene contestato il reato di associazione per delinquere ai cui vertici, secondo gli investigatori, ci sarebbero stati i due arrestati e la donna ricercata.
Base operativa dell’organizzazione era l’edificio di villa panico, come era stato ribattezzato dagli stessi anarchici che lo avevano occupato abusivamente, nel parco di San Salvi. L’edificio è stato sequestrato questa mattina. All’arrivo delle forze dell”ordine, impegnate sul posto con 250 uomini, gli occupanti si erano allontanati, ma sono stati rintracciati mentre si allontanavano a bordo di camper e portati in questura per essere identificati. Ancora in corso la perquisizione dell’edificio, dove questa mattina si è reso necessario anche l’intervento degli artificieri per un involucro sospetto – un cestino per i rifiuti pieno di fiori piazzato davanti all’ingresso – poi rivelatosi innocuo. Gli investigatori non escludono azioni di protesta da parte di gruppi anarchici in risposta agli arresti: «Siamo pronti a fronteggiare reazioni – spiegano – sia questa notte che nella giornata di domani». Servizi di sorveglianza delle forze dell’ordine sono stati disposti nei luoghi della città considerati obiettivi sensibili.
L’indagine, come detto, si concentra su alcuni fatti particolarmente gravi di violenza politica antiautoritaria, che trascende ampiamente i limiti della legittima propaganda di idee e militanza politica condotta dalle organizzazioni anarchiche con incontri, manifestazioni, volantinaggi, pubblicazioni di critica anche dura nei confronti dello Stato e delle sue articolazioni. Le indagini hanno consentito di giungere alla contestazione – avallata dal Giudice – del delitto di associazione per delinquere, essendo stati individuati una serie di soggetti che all’interno del movimento politico avevano costituito uno stabile e organizzato sodalizio criminale dedito alla perpetrazione di una serie indeterminata di delitti. Fra i nove soggetti sottoposti a misura cautelare per tale delitto, due sono stati individuati come capi dell’associazione, in quanto detenevano il controllo su tutto il gruppo e avevano capacità organizzativa e di indirizzo dell’azione dello stesso.
Fra i molteplici atti contestati al gruppo anche “l’esplosione di una bomba carta davanti alla sede di CasaPound: per aver collocato e fatto esplodere una bomba carta da qualificarsi per la concreta micidialità come ordigno esplosivo che ha provocato il danneggiamento della saracinesca della sede dell’associazione Il Bargello (CasaPound) e di un’autovettura parcheggiata dinanzi alla stessa, è indagata una persona componente del commando ripreso a porre l’ordigno e contemporaneamente a tracciare su una limitrofa parete delle scritte in solidarietà a tre militanti anarchici parmensi arrestati pochi giorni prima per un analogo attentato ad una sede di CasaPound di quella città”.