Dopo tre mesi di trattative, il nuovo piano quinquennale del Monte dei Paschi è agli ultimi ritocchi: la settimana prossima, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore oggi in edicola, dovrebbe finalmente essere quella buona per il via libera della struttura tecnica della Dg Comp.
A quel punto la parola passerebbe alla Commissione vera e propria, chiamata a ratificare la decisione con una rapida istruttoria e un ultimo via libera formale previsto per la metà di giugno; giusto in tempo per consentire al Tesoro di emanare i due decreti che mancano per l’ingresso dello Stato: il primo dettaglierà il burden sharing, il secondo disciplinerà l’aumento (consentendo così di non dover convocare una nuova assemblea) e aprirà le porte al capitale pubblico. «Non possiamo che essere nutriti di grande ottimismo», ha detto ieri il presidente della banca, Alessandro Falciai, in merito alle trattative in corso fra la Ue e il governo italiano per la ricapitalizzazione precauzionale attraverso i fondi pubblici.
Pare alle battute conclusive il braccio di ferro con la Commissione europea, che nelle ultime settimane si è concentrato sullo smobilizzo dei crediti deteriorati e sulla riduzione dei costi. Il primo dei due capitoli aperti, quello relativo agli Npl, dovrebbe essere risolto nelle prossime ore; cioè quando il Monte riceverà da Atlante un’offerta non vincolante per la maggioranza delle tranche junior e mezzanine della maxi-cartolarizzazione sui 29 miliardi di sofferenze lorde tuttora in pancia alla banca: possibile che nel perimetro dell’operazione vengano anche inclusi i contratti di leasing, ma soprattutto che il fondo di Quaestio si doti di qualche compagno di strada per sottoscrivere il miliardo abbondante di titoli. I principali indiziati in questo caso sono Fonspa e Fortress. Nella tabella di marcia ipotizzata, la cartolarizzazione dovrebbe avvenire in autunno, dunque dopo l’ingresso dello Stato (atteso non prima dell’estate).
Con la Commissione rimarrebbe aperto solo il tema del cost/income, e in particolare la riduzione dei costi alla voce esuberi. Bruxelles sarebbe partita da una richiesta di oltre 10mila unità (sui 25mila addetti attuali), l’amministratore delegato Morelli dal canto suo avrebbe ribadito che senza una rete sufficiente non potrà mai tornare a produrre reddito e aprire le strade all’uscita dello Stato. I tre mesi avrebbero avvicinato le posizioni ma l’accordo non c’è ancora: il traguardo a un passo, si confida tra Roma e Siena, potrebbe spingere tutti a un ultimo colpo di reni in modo da chiudere l’accordo anche su questo punto e procedere con la ricapitalizzazione.
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