Il mercato del lavoro in Toscana si conferma meno dinamico nel 2016 rispetto al 2015, in un contesto dove gli investimenti continuano a essere stagnanti, l’export rallenta, e gli impieghi all’industria accusano una preoccupante flessione nell’ultimo periodo. Secondo il focus di Ires Toscana per la Cgil regionale, presentato oggi a Firenze, rimane però in territorio positivo il saldo (+42.455 unità) dei primi undici mesi dell’anno fra assunzioni e cessazioni di contratti di lavoro, entrambe peraltro in calo del 5%.
Questo dato, rileva l’Ires, è sostenuto dal lavoro a termine (223.867 avviamenti e 174.356 cessazioni, saldo +49.511), a fronte di un valore negativo rilevato per il tempo indeterminato (-16.255): il totale delle nuove attivazioni a tempo indeterminato, col contratto a tutele crescenti, è inferiore del 32% rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre risultano in calo del 34% le trasformazioni da contratto a termine. Fra le cause di cessazione del rapporto di lavoro, diminuiscono le dimissioni (-18,2%), e aumentano i licenziamenti (+7,5%).
»Ristagna l’occupazione che si attesta al 66% – afferma Fabio Giovagnoli, presidente di Ires Toscana – e cresce il tasso di disoccupazione dall’8,5% all’8,8%. A complicare il quadro rileviamo un peggioramento del dato relativo all’utilizzo della Cassa integrazione guadagni che aumenta soprattutto nel settore metalmeccanico e nella provincia di Livorno: le parti in causa dovrebbero aprire una seria riflessione sull’andamento e sull’attuazione degli accordi di programma per Piombino e Livorno».
Per quanto riguarda i voucher, nell’anno 2016 in Toscana ne sono stati venduti complessivamente 10.642.260: poco più di 1,5 milioni riguardano il settore del turismo, 1,2 milioni per il commercio, e quasi un milione appartiene ai servizi, ma per circa la metà del totale l’attività non è classificata. La Cgil attribuisce alla forte diffusione dei voucher la flessione dei contratti stagionali (da 41.559 avviamenti per gennaio-novembre 2015 a 37.620 nello stesso periodo 2016).
Gli impieghi vivi accusano una nuova flessione, attestandosi a quota 93,5 miliardi di euro: a fronte della continua discesa delle costruzioni (5,8 miliardi) e dell’andamento altalenante dei servizi (28,6 miliardi), preoccupa la flessione del credito all’industria (14,2 miliardi, con 500 milioni perduti in un solo semestre). Torna anche a crescere lo stock delle sofferenze, che dopo la flessione di metà 2016 a settembre torna a superare i 16 miliardi di euro, con un numero di soggetti affidati che arriva a quota 85.869.
«Siamo fortemente preoccupati – lamenta Dalida Angelini, segretaria generale di Cgil Toscana – la situazione è ancora molto fragile: ci sono segnali leggermente positivi, ma non ci fanno stare tranquilli». La situazione più delicata è sulla costa: Livorno assorbe da sola circa la metà del monte ore della Cassa integrazione. «Gli ammortizzatori sociali stanno finendo», avverte Mirko Lami, membro della segreteria regionale, secondo cui «la provincia di Livorno, fra aprile e dicembre, avrà 2.000 lavoratori che avranno finito tutto. Si aprirà un dramma sociale enorme, su cui la politica dovrà mettere una pezza. Il problema non si risolve col lavoro di cittadinanza o il reddito di cittadinanza, serve lavoro vero: lo strumento dei lavori socialmente utili non ha funzionato, i Comuni non sono in condizione di adottarlo».