Un mix di marchi italiani (680) e internazionali (540) contro i venti di protezionismo che spirano nel mondo: l’edizione numero 91 di Pitti Immagine Uomo – per la prima volta senza Franca Sozzani, ricordata con emozione – nella sua cerimonia d’apertura a Palazzo Vecchio, ha mescolato il tradizionale orgoglio per le creazioni del Made in Italy (con un premio alla carriera per Ciro Paone, fondatore di Kiton), con la voglia di guardare in modo positivo alle opportunità rappresentate dai mercati esteri, dove “giocare d’attacco” deve essere un imperativo. Con più fondi (+35% sul 2016) per le attività di promozione dell’Ice.
«La moda italiana – ha esordito Gaetano Marzotto – ha bisogno di stabilità. Vogliamo stabilità soprattutto del mercato europeo: dateci un po’ di serenità, meno burocrazia, meno tasse, più competitività del sistema all’esterno e più investimenti in istruzione», a fronte del 40% di disoccupazione giovanile. «Non siamo in grado di fare questo, ma possiamo dare stabilità di politiche, che è quello che serve a questo settore», ha risposto il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, secondo cui «dobbiamo continuare ad aprire i mercati perché per le nostre aziende, soprattutto quelle piccole e medie, sono boccate di ossigeno importantissime«.
Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia, ha invitato i sindacati a non tirare troppo la corda del rinnovo contrattuale. «Ci sono aziende che vanno bene – ha affermato – ma chi sta a monte della filiera fa fatica e in questo momento non può permettersi aumenti salariali. Chi crea ricchezza la distribuisca bene, chi non può farlo è perché se no rischia di chiudere. Il fenomeno di un settore in crescita ma che ha una contrazione di posti di lavoro vuol dire questo».