Francia contro Macron e le sue pensioni, ancora scioperi, due sindacalisti fermati

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I conduttori del metro parigino in sciopero contro la riforma delle pensioni hanno sospeso la protesta a partire da lunedi, per riprendere fiato dopo il 44mo giorno di protesta. L’intersindacale (CGT, FO, Solidaires, FSU, CFE-CGC e altre organizzazioni di giovani) ha chiamato però a raccolta per nuove azioni e manifestazioni, in particolare domani 24 gennaio, in occasione della presentazione del progetto di riforma in Consiglio dei ministri.

Intanto, dopo le azioni di protesta dei giorni scorsi, due sindacalisti di Enedis (società elettrica) in Dordogna, sono stati fermati a seguito dell’inchiesta che riguarda gli episodi di sospensione dell’enetrgia elettrica, avvenuta il 10 gennaio. Questo provvedimento rischia di gettare benzina sul fuoco, commenta il segretario generale della CGT, Philippe Martinez, anche se i due agenti sono stati subito rilasciati.

Una sessantina di persone, principalmente sindicalisti CGT, ma anche FO, si erano radunati davanti alla gendarmeria di Neuvic a sostegno dei colleghi. «Si tratta di una risposta repressiva alle richieste fatte dai lavoratori in merito alla questione della riforma delle pensioni. (..) Ci trattano come delinquenti, mentre siamo lavoratori che lottano contro le riforme», ha dichiarato Francis Dezile, segretario generale della CGT Energie-Dordogne à l’AFP.

Il Governo e Macron sembrano accerchiati. A due giorni dall’esame in Consiglio dei ministri del testo di legge sulla riforma delle pensioni, tredici formazioni della sinistra, fra le quali PCF, le PS et EE-LV, hanno presentato un loro controprogetto. Inserendosi a loro volta nel serrato e controverso dibattito sull’età di pensionamento, queste formazioni difendono opzioni differenti, ammettono i presentatori, che tuttavia si dicono d’accordo per rifiutare ogni forma di proroga del pagamento dei contributi.

I proponenti chiedono quindi la riproposizione dei criteri che individuavano i lavori gravosi da escludere dalla riforma, la fissazione dell’età pensionabile al livello dello smic, e il ritiro delle norme che penalizzano coloro che hanno carriere discontinue e quindi si trovano per alcuni periodi in stato di disoccupazione. Individuano inoltre altre priorità, di carattere prettamente ideologico: l’instaurazione di una «regola aurea che assicuri la parità del livello di vita fra pensionati e lavoratori, nel pubblico come nel privato», la realizzazione della «parità uomo-donna», e la garanzia del «diritto al pensionamento in buono stato di salute».

Come si vede, anche a livello politico, non sono solo la destra o i sindacati autonomi che contestano il progetto del presidente Macron, ma il dissenso si estende anche alla sinistra, che aveva cominciato a cavalcare qualche manifestazione, e adesso – vista la piega che hanno preso gli avvenimenti, con la coesione delle proteste dei gilet gialli e dei lavoratori – cerca di ridurre a più miti consigli sia la piazza che il Governo. Infatti ci si rende conto che la durata così lunga degli scioperi ha provocato non solo turbamenti dell’ordine pubblico, ma anche danni economici enormi all’economia e alle società che gestiscono servizi pubblici. Una situazione che, a lungo andare, non può essere tollerata dall’economia e dalla società francese.

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