Al Sarraj a Conte: sì al cessate il fuoco proposto da Russia e Turchia, ma Haftar si deve ritirare

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«Siamo estremamente preoccupati per l’escalation in Libia: gli ultimi sviluppi stanno rendendo un paese una polveriera con forti ripercussioni, temiamo, sull’intera regione. Bisogna assolutamente fermare il conflitto interno e le interferenze esterne. L’Italia ha sempre linearmente, coerentemente lavorato per una soluzione politica, per contrastare l’opzione militare, ritenendo l’opzione politica l’unica prospettiva che possa garantire al popolo libico benessere e prosperità. Non abbiamo altri obiettivi, non abbiamo agende nascoste. Possiamo rivendicare come Italia e governo in particolare, una posizione lineare e coerente nel linguaggio, nelle azioni e negli obiettivi. Lunedì sarò in Turchia, martedì in Egitto, ma ho già programmato colloqui telefonici con leader di governo e presidenti di vari Paesi che sono coinvolti nello scenario libico. Voglio continuare a tessere questa tela che deve portarci a una soluzione pacifica». Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine dell’incontro con il primo ministro libico, Fayez al Sarraj .

Apprezzamenti per il ruolo dell’Italia sono stati espressi dal premier libico al Sarraj: «Accogliamo con piacere l’iniziativa di Russia e Turchia per un cessate il fuoco e sempre disponibili ad accogliere qualsiasi tipo di iniziativa possa andare in questa direzione. La condizione è il ritiro della parte che attacca, che non sembra disponibile a ciò perché ha un altro modus operandi. Siamo estremamente convinti della bontà della conferenza di Berlino che tende a ripristinare il processo politico che per noi è molto importante e apprezziamo gli sforzi in questa direzione, con il coinvolgimento della Germania ma anche di Paesi vicini a noi come l’Algeria e la Tunisia. Confidiamo che questa iniziativa possa porre fine all’offensiva di cui soffriamo e che si traduce anche nell’invio di armi e supporto militare di Paesi terzi alla fazione che attacca. Ci auguriamo che possa aiutarci a porre fine a ciò. Sappiamo che ogni Paese mira sempre a difendere i propri interessi ma ciò può essere fatto in maniera etica, morale e giusta, perciò siamo costretti ad assumere una posizione difensiva e difendere i nostri diritti».

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