Spesa pubblica: comuni e Asl la moltiplicano in dieci anni (+16,5%)

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Secondo quanto ci riferisce Marco Rogari in un suo articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, la corsa della spesa legata ai consumi intermedi della pubblica amministrazione non si ferma: tra il 2008 e il 2018 la crescita è stata del 16,5%. Con punte del 31,6% negli enti sanitari locali e del 26,8% nei Comuni.Per questo con l’ultima legge di bilancio sono state adottate alcune misure per arrestare l’inarrestabile aumento delle uscite. A cominciare dall’estensione del raggio d’azione del metodo centralizzato Consip, in cui rientreranno, tra l’altro, gli acquisti di autoveicoli per le strutture statali e anche i lavori pubblici.

Ma la manovra 2020 prevede anche l’introduzione di un preciso vincolo, ma solo per i ministeri: il contenimento della spesa per forniture entro il livello registrato mediamente tra il 2016 e il 2018. Un vincolo che non riguarderà comunque Regioni, enti locali, servizio sanitario nazionale, agenzie fiscali e casse di previdenza, che pur contribuiscono largamente all’aumento della spesa pubblica.Resta da capire se questi accorgimenti consentiranno di contenere il flusso di spesa per il complesso di beni e servizi che entrano nel processo di produzione della Pa (i cosiddetti consumi intermedi).

Questa spesa, come certificato da un recente dossier dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), nell’ultimo decennio è lievitata dagli 86,1 miliardi del 2008 ai 100,2 miliardi del 2018. Con una crescita nominale del 16,5%, che in termini reali diventa de14,4% (1,3% quella reale pro-capite).A crescere molto sono state soprattutto le uscite sostenute dalle amministrazioni territoriali e locali, che sono passate dai 61,2 miliardi del 2008 a oltre 74 miliardi nel 2018: +12,8 miliardi in termini nominali, ovvero ai prezzi correnti (+4,1 miliardi termini reali, ai prezzi 2015).L’Upb fa comunque notare che il boom della spesa nei Comuni (+26,8% ai prezzi correnti, +13,7% in termini reali) «è imputabile principalmente all’evoluzione delle uscite legate alla gestione dei rifiuti». Un fenomeno che dovrebbe quanto meno ridursi per effetto dei nuovi obblighi assegnati sul versante degli acquisti centralizzati dalla manovra 2020 a Regioni e Comuni. Enti territoriali e locali saranno infatti chiamati a utilizzare maggiormente la piattaforma Consip.

Dagli ultimi dati di pre-consuntivo forniti dalla società del Mef emerge che a fine 2019 il valore degli acquisti Pa effettuati direttamente con strumenti Consip ha toccato i 14,5 miliardi, i116% in più rispetto al 2018. E i risparmi di spesa realizzati con il dispositivo centralizzato sono stati superiori ai 3 miliardi.Sempre nel corso del 2019 la società del ministero dell’Economia, che gestisce le gare perla pubblica amministrazione con oltre 90 mila centri di spesa abilitati, ha concluso 7oomila ordini di spesa: aggiudicatari sono stati oltre 130 mila fornitori, quasi in toto piccole e medie imprese. La spesa centralizzata può essere certo un buon rimedio, ma resta sempre il fatto che soprattutto enti locali e regioni continuano ad espandere la spesa anche per accrescere consenso elettorale e coltivare le proprie clientele.

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