Cassazione: cannabis coltivata in casa non è reato. In piccole quantità, a uso personale

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Decisione epocale della Corte di Cassazione a sezioni unite: non costituirà più reato coltivare la cannabis in casa, in minime quantità. La Corte ha sentenziato, per la prima volta, che non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica e «per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore».

In sostanza, chi coltiva per sè non commette più reato. Viene sostenuta così la tesi per cui il bene giuridico della salute pubblica non viene in alcun modo pregiudicato o messo in pericolo dal singolo assuntore di marijuana che decide di coltivarsi per sè qualche piantina. I kit per la coltivazione dei semi di cannabis sul balcone di casa sono ormai assai diffusi, venduti anche on line su siti specializzati di internet, ma si incorreva in rischi da un punto di vista legale, finora a livello giuridico non c’era mai stata un’apertura vera in questa direzione.

Dopo questa decisione, che è stata sin da subito commentata come un evento epocale, per Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, «è giunto il momento che il legislatore prenda una posizione definitiva sulla legalizzazione o meno della cannabis e dei suoi derivati».

Ernesto Giusti

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