Italiani più scurrili: triplicate le parolacce e quadruplicate le bestemmie dal 1992

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Negli ultimi 30 anni gli italiani sono diventati più scurrili. Rispetto agli anni ’90, diciamo infatti due terzi in più di volgarità e tre volte più spesso. E le bestemmie sono più che quadruplicate. Al top delle parolacce degli italiani rimane c…zo, seguito da imprecazioni religiose che richiamano Dio o la Madonna. Molto citate anche merda e minchia che hanno scalato la classifica.E’ quanto emerge dalla statistica, inedita, che sarà pubblicata sul sito www.parolacce.org e che l’Adnkronos è in grado di anticipare. «Questa fotografia è resa possibile da una nuova indagine linguistica,il corpus ‘KiParla’, elaborata dalle università di Bologna e di Torino» spiega il linguista Vito Tartamella autore del sito parolacce.org, l’unico dedicato allo studio del turpiloquio.«Grazie aquesto database, ho potuto aggiornare gli ultimi dati disponibili sul turpiloquio nella lingua parlata, che risalivano a 27 anni fa.

Dunque, un’occasione due volte preziosa perché ci permette di capire quali sono le espressioni volgari più usate oggi, ma anche -continua il linguista- di vedere come sono cambiate le nostre abitudini linguistiche negli ultimi 5 lustri».La ricerca precedente, realizzata sempre da Tartamella, si basava sul Badip (Banca dati dell’italiano parlato), un corpus linguistico, ovvero un database consultabile per varie analisi. L’indagine risaliva al 1992, grazie a un’iniziativa pionieristica guidata dal linguista Tullio De Mauro. «Un gruppo di ricercatori -ricorda Tartamella- aveva registrato 57 ore di conversazioni in varie città e ambienti, e poi leaveva trascritte, conteggiando ogni parola pronunciata. Era nato così il Badip (Banca dati dell’italiano parlato), un corpus linguistico, ovvero un database consultabile per varie analisi».«In questo database avevo inserito le 301 parolacce presenti sul vocabolario della lingua italiana, che si trovano nel mio libro ‘Parolacce’, stilando così la classifica delle più usate. La ricerca che ha dato vita al nuovo corpus ‘KiParla’, pubblicato questo autunno, è stata fatta in modo simile» spiega ancora Tartamella.

I ricercatori – coordinati dai linguisti Caterina Mauri dell’Università di Bologna, Eugenio Goria, Silvia Ballarè e Massimo Cerruti dell’Università di Torino, hanno registrato e trascritto più di 70 ore di conversazioni nelle città di Bologna e di Torino. «E in questo database -prosegue Tartamella- ho inserito le stesse 301 parolacce, per verificare quali e quanto spesso fossero state pronunciate. Negli anni ’90 sono state censite 45 espressioni volgari; oggi sono diventate 75, con una crescita del 67%. Dunque, il nostro arsenale di volgarità oggi è più fornito e vario rispetto al passato. E le diciamo più spesso: 27 anni fa le parolacce rappresentavano lo 0,08% delle parole pronunciate, oggi sono triplicate salendo allo 0,21%: rimangono un’eccezione, ma un’eccezionepiù abituale rispetto al passato», conclude Tartamella.

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