Governo: mal di poltrona 5Stelle. La Trenta: «Ho combattuto Salvini, non meritavo di star fuori». Gentiloni al l’UE: «Un regalo al Pd»

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Dall’euforia per essere rimasti in Parlamento ai malumori per l’esclusione dal governo. Mal di pancia? Soprattutto mal di poltrona. Fibrillazione pentastellata. Amaro l’addio dell’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta («Ho combattuto Salvini, non meritavo questo», ha detto in un’intervista al Messaggero). Ma trapela il malcontento anche da parte di chi fino all’ultimo sperava in un posto in squadra, come Stefano Buffagni, il cui nome è circolato con insistenza per il Mise. Il sottosegretario uscente agli Affari Regionali, raccontano, avrebbe preferito vedere il Nord più rappresentato nel nuovo governo targato M5S-Pd. Una posizione condivisa anche da altri esponenti settentrionali del Movimento 5 Stelle, come il bergamasco Dario Violi, consigliere regionale, che su Twitter ironizza sul fatto che l’unico ministro lombardo è del Pd: «Sai, con 10 milioni di abitanti ed il 23% del Pil non potevamo corre il rischio di metterne uno anche nostro a rappresentarci», scrive in risposta all’europarlamentare Ignazio Corrao, che aveva a sua volta rimarcato come i dem abbiano ottenuto «Economia, commissario Ue e Affari Europei», oltre a tutti i ministeri strategici per il Mezzogiorno, come Agricoltura, Infrastrutture, Sanità (che però è di Leu) e Sud.

La scelta di indicare Paolo Gentiloni come commissario europeo non è piaciuta in casa 5 Stelle. Oltre a Corrao, anche l’eurodeputato Dino Giarrusso ha espresso la sua delusione per l’investitura Ue ottenuta dall’ex premier. «Stiamo consegnando l’Italia al Pd in Europa. Non riconosco più il mio Movimento», tuona il collega Piernicola Pedicini. Per il deputato Andrea Colletti la nomina di Gentiloni è il primo errore del nuovo esecutivo. Malumori che si sommano alle perplessità di fronte ad alcune scelte nella squadra di ministri Pd. La prossima partita cruciale, però, sarà quella relativa alla composizione del team dei
sottosegretari. Gli uscenti premono per la riconferma, mentre chi è fuori scalpita per un posto.

«E’ chiaro – osserva un parlamentare – che ci aspettiamo forte discontinuità in questo nuovo sottogoverno. Basti pensare che solo due dei sottosegretari uscenti hanno ricevuto la promozione a ministri: questo dovrebbe essere un segnale indicativo. «Ci sarà una guerra, questa volta per Luigi la scelta è molto più difficile perché i candidati a ogni casella saranno tantissimi», ridacchia un altro grillino, che per descrivere la battaglia in atto ricorre a un paragone cinematografico: la saga Hunger Games, dove un gruppo di ragazzi partecipa a una competizione televisiva che prevede la sopravvivenza di uno solo. Intanto arriva lo strappo del senatore Gianluigi Paragone: «Io la fiducia a questo governo non la darò», dice il giornalista in un’intervista all’Adnkronos, nella quale boccia senza appello il neo-titolare dell’Economia Roberto Gualtieri: «E’ il ministro che mi piace di meno, è uno dei custodi della liturgia europeista».

Sandro Bennucci

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