Conte-bis: è (quasi) fatta. Accordo Pd-M5S nel vertice notturno a Palazzo Chigi

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Ci siamo: il Conte-bis è quasi fatto. Il vertice notturno a Palazzo Chigi, fra Pd e Movimento 5 stelle, sembra aver sciolto ogni nodo. Resterà a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte, in un governo diversamente colorato. Con una formula ripescata dalla vecchia politica della prima repubblica: si parla di continuità nella discontinuità. Un po’ quello che si era inventato Aldo Moro, quando, per far dialogare Dc e Pci, lanciò le «convergenze parallele». Proprio così: Conte risorge al Nazareno nel segno della continuità nella discontinuità. E i Grillini, che avevano sempre detto di non voler partecipare ai banchetti della casta, con le formule care a quella politica da loro contestata a suon di vaffa….., ora mantengono la poltrona più alta del governo non attraverso un’elezione, ma solo con il gioco di una maggioranza numerica, datata 4 mrzo 2018. Che in politica sembra un’era geologica, visto che, da allora, ci sono state molte elezioni dove il Pd non ha mai vinto.

ZINGARETTI – La svolta, che incardina la crisi di Governo verso la soluzione, è stata partorita dopo un lungo travaglio, tanto nel Pd quanto fra i 5 Stelle. Al Nazareno dopo l’arrocco sulla discontinuità verso Conte, al segretario Nicola Zingaretti non è stato fatto trapelare nessun consenso da parte degli ambienti del Quirinale e, anzi, da varie parti sono giunte molteplici sollecitazioni a favore di Conte. A cominciare da Bruxelles, dai neo presidenti della Commissione Ursula von der Leyen e del Parlamento Europeo David Sassoli, nonchè dai leader di Germania e Francia riuniti al G7 di Biarritz, ma anche dalle fila cattoliche e dal mondo economico.
Facendo ricorso all’abilità dialettica di una politica antica, che si innesta nella tradizione politica morotea e berlingueriana, Zingaretti ha allora abilmente trasformato lo stallo sul nome del premier in una trattativa avvolgente, sottolineando che il Partito democratico e i 5 Stelle erano comunque piu’ interessati a accordarsi che a contrapporsi. La trattativa si e’ cosi’ incanalata sui contenuti di un patto di Governo che delinea priorità, impegni e progetti del nuovo esecutivo.

MINISTERI – Sul piatto della bilancia tuttavia la resurrezione di Conte costa ai Grillini la discontinuità su molti ministeri e
potrebbe lambire anche lo stesso Luigi Di Maio. Un calice con un contenuto amaro da deglutire per i 5 Stelle, perchè la discontinuità inciderà solo sui nomi dei ministri, a cominciare da Difesa, Economia, Infrastrutture, Esteri e Sanità, chiesti con forza dal Pd, ma anche sui programmi, in particolare sulla conferma della Tav, il cui completamento era stato comunque già deciso dal Governo uscente. Con i voti dellaLega e dello stesso Pd. Da parte del Nazareno si sarebbe avanzata la richiesta di un vicepremier unico: il vicesegretario Pd Orlando. Ipotesi ancora da verificare nel confronto con i 5 Stelle. Per i ministeri, da parte del Pd verrebbero indicati Antonio Misiani, Paola De Micheli, Tommaso Nannicini, Roberto Morassut, Lorenzo Guerini, Ettore Rosato e del renziano Andrea Marcucci. Per Liberi e Uguali si fa il nome di Piero Grasso, per il ministero della Giustizia. Mentre ancora non è stato precisato se l’ex premier Paolo Gentiloni avrà un ministero o sarà indicato come Commissario europeo. Le differenze di esperienza e
caratura politica dei dem rispetto alla Lega, hanno inoltre posto i Grillini davanti ad una nuova situazione.

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MIGRANTI – A differenza dell’alleanza con la Lega, ora, per i 5 Stelle, non si tratta più d’inseguire gli alleati sul terreno mediatico
e degli interventi populisti, immigrazione, europa, grandi opere e tasse, ma di realizzare l’album tridimensionale di una
comune visione propositiva dell’Italia, in cui confluiscano le esigenze dei cittadini che votano 5 Stelle, in primis lavoro,
efficienza, legalità, ambiente, rifiuti, e le tematiche che sono da sempre alla base delle lotte politiche del partito democratico.
Tematiche che in gran parte coincidono nella sostanza ma spesso differiscono nei metodi. A meno di colpi di scena e di
fibrillazioni in casa grillina e fra gli stessi dem, con i renziani attestati sulla riva del fiume, la trattativa vedrà la conclusione fra mercoledì sera e giovedi mattina col reincarico a Conte. Resta da vedere in che modo il Movimento 5 Stelle saprà trovare un equilibrio fra i ministeri gialli e quelli rossi, che si profilano di più e di assai maggior peso. Il rischio che corre Di Maio è di avere un capo del governo praticamente assediato da ministri più numerosi e con un’esperienza più lunga nelle poltrone che contano.

Sandro Bennucci

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