Mattarella rientra in anticipo al Quirinale. I possibili sbocchi della crisi

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Il Capo dello Stato, che finora ha assistito, immaginiamo inorridito, agli sviluppi della crisi ferragostana e alle iniziative improvvide di molti politici, in testa Renzi e Salvini, ha fatto sapere che al momento delle probabili consultazioni pretenderà, giustamente, chiarezza dalle forze politiche e dai movimenti in guerra fra loro. Proprio per questo Mattarella ha anticipato di due giorni il rientro dalla Maddalena a Roma, per avere magari l’occasione di qualche indicazione sugli sviluppi della situazione.

L’unica cosa certa finora è che alle ore 15 del 20 agosto Conte farà il suo discorso sulla crisi politica, ma non è dato sapere se le sue comunicazioni verranno messe ai voti oppure, un attimo prima che ciò avvenga, il premier salirà sul Colle a dimettersi. Più probabile la seconda delle due perché, se il premier sfidasse la Lega, quasi certamente Salvini inciterebbe i suoi a votargli contro; ma una volta bocciato dal Parlamento, Conte non potrebbe più tornare in pista in un secondo momento. Tutto fa pensare che, sentito cosa dirà in Aula la Lega, il capo del governo getterà direttamente la spugna, nella speranza di un secondo round.

Tra i Cinque stelle qualcuno ancora si illude che il presidente possa rinviare Conte davanti alle Camere, minacciando di sciogliere le Camere nel caso venga silurato. In questo modo, si getterebbero le basi di un ribaltone parlamentare. Ma non sembra che Mattarella si presti a forzature simili. Qualunque nuova maggioranza dovrà vedere la luce nelle sedi proprie, incominciando dalle consultazioni.

Possibile che le consutazioni si tengano già il 21 agosto, o più facilmente il 23, dopo il voto alla camera sulla riduzione dei parlamentari, e che in 48 ore siano esaurite. A quel puntose la crisi si confermerà senza sbocchi Mattarella scioglierà rapidamente le Camere. Ma se una nuova maggioranza M5 S-Pd venisse allo scoperto e i due partiti chiedessero qualche altro giorno di tempo per perfezionare i loro accordi, il capo dello Stato difficilmente negherebbe una tale opportunità, visto che si concretizzerebbe finalmente quel matrimonio al quale Mattarella aveva mirato a inizio legislatura, in modo da far fuori il centrodestra.

Quanto ai tempi, chi ha esaminato a fondo il calendario esclude che votando il 27 ottobre prossimo, cioè nella prima domenica elettorale utile, sarebbe possibile approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre. Si andrebbe comunque all’esercizio provvisorio. E scatterebbe così l’aumento automatico dell’Iva, che verrebbe bloccato solo se il futuro governo nascesse appena in tempo per rinviarlo, anche tramite decreto-legge.

Insomma: se nelle consultazioni si manifestasse una maggioranza M5S-Pd, Mattarella potrebbe esercitare tutta la pazienza del caso, assecondando il progetto a lui gradito. Idem (forse) qualora Salvini tornasse sui suoi passi e facesse pace con Di Maio: ipotesi che, per quanto difficile, sembrava avere una qualche chance, anche se stamani alcuni dei protagonisti l’hanno bollata come fake news,

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