Associazione vittime denuncia dichiarazioni di ex brigatisti che esaltano ancora la lotta armata

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«L’Associazione Vittime del Dovere ha intenzione di sollecitare la Magistratura a vagliare la liceità delle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da ex terroristi in ordine ai gravissimi fatti di sangue che hanno caratterizzato un periodo storico molto doloroso del nostro Paese. Nelle ultime settimane abbiamo assistito all’impensabile riproporsi di dichiarazione, verbali e scritte, che impongono un intervento immediato della Magistratura». E’ quanto riferisce in un comunicato Emanuela Piantadosi, presidente Associazione Vittime del Dovere.

Ad essere coinvolta, «Barbara Balzerani, ex brigatista mai pentita, che, il 20 giugno scorso a Roma, durante la presentazione del suo ultimo libro, ha dimostrato di perseverare nella sua opera di giustificazione ed esaltazione della lotta armata, spalleggiata dall’amico Nunzio D’Erme. Entrambi – si legge nel comunicato – hanno
improvvisato un duetto tanto imbarazzante quanto disgustoso poiché ammiccavano compiaciuti al piacere provato nel perpetrare gesti omicidi».

«Ultimo esempio in ordine di tempo riguarda l’ex terrorista Enrico Galmozzi, che, commentando su Facebook la notizia relativa ad una busta con proiettile indirizzata al ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha precisato: ‘una volta invece di spedirli li consegnavamo di persona…»

«Certe esternazioni – commenta Vittime del Dovere – lasciano sbigottiti in primo luogo perché provengono da ex terroristi riconosciuti colpevoli e condannati e che, previa rieducazione, dovrebbero essere reinseriti nella società. Valutare gli esiti della rieducazione verificata sugli esiti di determinate esternazioni è d’obbligo, come è giusto chiamare in causa anche i Giudici di Sorveglianza. Non minore importanza riveste la condizione che tali dichiarazioni provengano da soggetti che assurdamente si ritengono liberi di istigare un ritorno alla lotta armata e di insultare e minacciare un ministro della Repubblica».

L’Associazione chiede sia fatta chiarezza su «quando presunte libertà di manifestazione del pensiero si traducono in realtà in atti di illegalità giuridica oltre che morale. Agiremo attraverso formali denunce – spiega Emanuela Piantadosi – tese a rappresentare fattispecie che meritano un approfondimento da parte della Magistratura, per la verifica di eventuali ipotesi di apologia di reato da parte dei responsabili di efferati crimini che evidentemente non hanno svolto un adeguato percorso di recupero rieducativo e di responsabilizzazione morale. Credo che sia assolutamente allarmante constatare la disinvoltura con cui vengono proferite determinate frasi provocatorie e che lasciano addirittura presagire una nuova riorganizzazione della lotta armata. E’ imprudente non prenderne
coscienza da parte della Magistratura, della Politica e soprattutto dell’opinione pubblica».

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