Morte Duccio Dini: iniziato il processo contro i sette rom

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E’ iniziato questa mattina a Firenze, nell’aula bunker di Santa Verdiana, il processo per la morte di Duccio Dini, il 29enne fiorentino che, il 10 giugno 2018, nel capoluogo toscano, mentre in sella al suo scooter era fermo a un semaforo tra via Canova e via Simone Martini, venne travolto e ucciso da un’auto coinvolta in un inseguimento tra famiglie rom del campo nomadi del Poderaccio.

Sono sette gli imputati a giudizio con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. In aula ci sono tutti gli imputati, uno dei quali è attualmente detenuto in carcere mentre gli altri sei sono ristretti ai domiciliari. Presenti in aula anche i genitori e la sorella di Duccio Dini, che sono tra le parti civili ammesse insieme all’associazione Amici di Duccio Dini Onlus e al Comune di Firenze.

Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, il 10 giugno scorso, una domenica, Duccio Dini stava andando al lavoro ed era fermo sul suo scooter al semaforo fra viale Canova e via Simone Martini quando fu travolto da una Volvo impegnata in un inseguimento ad alta velocità, scaturito da una lite tra parenti nel parcheggio del supermercato Esselunga di via Canova.

Quattro le auto coinvolte e lanciate a 100 chilometri all’ora: una Lancia Libra guidata da Antonio Mustafa, 44 anni; una Volvo su cui viaggiavano Remzi Amet, 65 anni, Remzi Mustafa, 20 anni, e Dehran Mustafa, 36 anni; una Opel Vivara a bordo della quale si trovavano Emin Gani, 27 anni, e Kole Amet, 39.

Lanciate a 100 km all’ora, le auto inseguivano la Opel Zafira di Bajram Rufat, 43 anni, sposato con la figlia di Remzi Amet, ed erano riuscite più volte a speronarla finché l’utilitaria, ormai senza controllo, si era schiantata contro un palo e poi contro un albero, incendiandosi. Mentre Bajram Rufat, ferito, riusciva a mettersi in salvo, la Volvo sbandava, urtava un’auto in transito e si schiantava contro il motorino di Duccio Dini.

Trasportato in coma all’ospedale fiorentino di Careggi, il giovane morì qualche ora più tardi. Per l’accusa, con quella corsa ad alta velocità in una strada molto trafficata, i sette imputati si sarebbero presi il rischio di far male e anche uccidere qualcuno. Sei degli imputati devono rispondere anche del tentato omicidio di Bairam Rufat e tutti e di lesioni e danni ad altri utenti della strada.

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