Presidenza Commissione Ue: in pole Timmermans candidato della Merkel. Ma Salvini annuncia, noi non lo votiamo

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Non si può dire con certezza che cosa accadrà stasera alla riunione del Consiglio europeo ma le discussioni tra i leader europei presenti al G20 a Osaka avrebbero fornito almeno un’indicazione sulle nomine: in pole position per la presidenza della Commissione europea è attualmente il laburista olandese Frans Timmermans, candidato della Merkel, anche se non è tramontato del tutto il nome della liberale danese Margrethe Vestager.

Il candidato tedesco Manfred Weber una maggioranza in parlamento non ce l’ha ed è osteggiato da Macron, quindi si passa a Timmermans, ex ministro degli esteri olandese, attuale primo vicepresidente della Commissione Juncker, 7 lingue ottimamente parlate, italiano compreso. Il Gruppo di Visegrad (PoIonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) ha già anticipato che non lo voterà. Per bloccare non basterebbe neanche il no italiano, che a Bruxelles si darebbe per scontato, soprattutto dopo il no di Salvini: «Sento il nome di un socialista olandese, mi sembra che una nuova Europa debba nascere nel nome del lavoro e non dell’austerità, un uomo di sinistra a presiedere la Commissione di sicuro non lo sosterremo». I “V4” più l’Italia non compongono una minoranza di blocco, certo basterebbe l’astensione britannica per mettersi di traverso.

Il premier spagnolo Sanchez, ormai a pieno titolo del nuovo terzetto politico europeo come invitato semifisso ai conciliaboli Macron-Merkel, nelle discussioni con gli altri responsabili di governo, indica senza mezzi termini che Timmermans è il front runner. In cambio il Ppe si aggiudicherebbe la presidenza del parlamento europeo, che andrebbe a Weber con l’impegno di farla durare per tutta la legislatura, e la presidenza del Consiglio o la carica di alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. In lizza ci sono per il Consiglio il premier irlandese Varadkar, il premier croato Plenkovic, per il posto di ministra degli esteri l’amministratrice delegata dalla Banca Mondiale Georgieva, bulgara. In un posto o nell’altro, ma preferibilmente al Consiglio, ben piazzato il liberale Michel, premier belga.

Resta la casella Bce: il downgrading delle posizioni tedesche potrebbe spingere naturalmente la nomina del presidente della Bundesbank Weidmann al posto di Draghi, ma il tedesco non ha il sostegno del `fronte del Sud’, Italia compresa. Alla Bce punta la Francia con il governatore Villeroy de Galhau.

Stasera le decisioni non saranno facili e si preannunciano come minino ore piccole. Merkel ha avvisato che «non tutti i capi di governo appartengono a una famiglia politica e ciò significa che dobbiamo consultare tutti». Tra leader senza partito (in Europa) c’è il premier Conte. Con l’accordo sulle nomine, si passerà subito ai giochi per le posizioni all’interno della Commissione. L’Italia punta a un portafoglio di economia: concorrenza, commercio o mercato interno. Giancarlo Giorgetti, dopo il tam tam dei giorni scorsi, chiarisce che non gareggia: «Non sono interessato a fare il commissario europeo, probabilmente non sono adatto a farlo, non succederà» L’annuncio ha colto di sorpresa sia Conte che Luigi Di Maio. Tanto che al momento nomi alternativi credibili non ce ne sono, e l’Italia rischia di restare a piedi.

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