Migranti: volontario portoghese rischia 20 anni di carcere in Italia

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Pensava ai bilanci, il premier Conte a Bruxelles. Invece c’è stato anche un caso giudiziario delicato tra i dossier che ha affrontato nel corso dei colloqui informali a margine del Consiglio europeo: è il caso di Miguel Duarte 26enne volontario portoghese sotto processo in Italia dall’anno scorso con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Il caso è stato tra i temi trattati nel bilaterale informale – avvenuto a margine del Consiglio Ue tra Conte e il suo omologo portoghese Antonio Costa, considerato un astro nascente del socialismo europeo e per questo, assieme al premier spagnolo Pedro Sanchez, tra i leader che sono in prima linea nelle trattative per le nomine dei top jobs.

Fonti di Palazzo Chigi, interpellate a riguardo, smentiscono che ci sia stato alcuno scontro tra Conte e Costa sul caso Duarte, in Portogallo studente del Politecnico. Il premier Costa, spiegano, ha chiesto a Conte alcune informazioni sulla vicenda e il capo del governo italiano ha dato alcune risposte generiche anche perché – sottolineano le stesse fonti – in Italia la magistratura è indipendente e non è possibile alcuna interferenza dell’esecutivo. Il colloquio tra Costa e Conte è stato "cordialissimo, è durato diversi minuti e si è parlato solo qualche minuto di questo caso", sottolineano le fonti governative italiane. Il caso, tuttavia, in Portogallo è da mesi sulle pagine dei giornali. Duarte – che fa parte della Ong Jugend Rettet – è stato fermato assieme all’intero equipaggio mentre era imbarcato sulla nave Iuventa nel 2017, prima quindi dell’arrivo del governo giallo-verde e della stretta del decreto sicurezza sui flussi. La nave era impegnata nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Ora Duarte rischierebbe 20 anni di carcere. «Invece di essere considerati alleati, difensori dei diritti umani che prestano il loro aiuto, siamo considerati nemici», ha spiegato solo tre giorni fa – secondo quanto si legge sui media portoghesi – l’organizzazione per i diritti umani Amnistia Internacional Portugal che si è proposta come osservatore negli sviluppi giudiziari della vicenda. E in terra lusitana il giovane è anche al centro di una campagna in difesa sua e degli altri volontari della Jugend Rettet: salvare vite non è un crimine.

Ernesto Giusti

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