Francia, Germania e Spagna tireranno le fila della nuova Europa, con un occhio ai Paesi dell’Est

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Un’interessante analisi del voto europeo, dal punto di vista politico e geografico, viene fatta da Marta Dassù sulla stampa, e noi cerchiamo, seguendo alcune sue argomentazioni, di trarne le conseguenze in prospettiva delle prossime nomine e dell’attività politica del prossime istituzioni europee, Consiglio, Parlamento Commissione.

Aspetto geopolitico: il gruppo dei popolari ha perso gran parte dei seggi nei 5 Big dell’Unione (Francia e Italia, seguite da Polonia, Spagna e Germania) mentre ne ha guadagnati in Romania, Ungheria, Grecia, Svezia, Austria e Lituania. Di conseguenza, il centro di gravità del Ppe appare ormai decisamente più spostato a Est, specie se il Fidesz di Viktor Orban finirà per rientrare nel Gruppo dei popolari (ma è un esito incerto, per ora).

Socialisti e democratici hanno perso la maggioranza dei loro seggi in Germania e in Italia (rispetto al famoso 40% del 2014), ma ne hanno avuti più del previsto in Spagna, Portogallo, Olanda, Bulgaria e Malta. Il centro di gravità è spostato verso Sud. Spagna e dintorni.

Il gruppo Liberale (Aide) è diventato in qualche modo più occidentale, grazie ai seggi ottenuti in Francia (grazie al partito di Macron), Uk e Danimarca. I liberali sono progrediti anche in parte dell’Europa orientale (Repubblica Ceca, Romania e Polonia). Ma il centro di gravità è naturalmente la Francia e provvisoriamente la Gran Bretagna (visto il successo relativo dei liberaldemocratici e in attesa di Brexit).

Il centro di gravità dei Verdi è influenzato dai grossi successi in Germania e Francia, uniti a progressi in Olanda, Belgio, Irlanda. Il perno è la Germania, con una espansione tendenziale verso Ovest e Nord. Fa vistosa eccezione l’Italia.

Il fronte composito dei partiti a vario titolo «euroscettici» include tutti i gruppi che saranno all’opposizione a Strasburgo: Lega e 5 Stelle, Brexit Party, AfD, Rassemblement National. ha avuto successi eclatanti in Italia e in Gran Bretagna, seguite da Francia, Germania e Polonia.

Posto che una maggioranza dovrebbe formarsi con la partecipazione di Popolari, Socialisti e Liberali (in alternativa i Verdi), è evidente che Francia, Germania e Spagna, alfieri dei tre gruppi, avranno un peso maggiore nelle scelte e nella conduzione della politica europea, mentre l’Italia, relegata nel gruppo sovranista, che è progredito sì, ma non al punto da influenzare maggioranza e politiche in Europa, dovrà cercare accordi per influenzare i settori della politica europea che più ci interessano, a cominciare da agricoltura, fiscalità e finanze e immigrazione. Ma non sembra che i nostri rappresentanti, Conte per primo, abbiano possibilità di essere ascoltati più di tanto negli uffici e nelle istanze che contano a Bruxelles e a Strasburgo.

Paolo Padoin

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