Crisi d’impresa e obbligo revisori Srl, preoccupazione incombenze titolari aziende

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AGIPRESSE – E’ di prossima applicazione il Dlgs 14/2019, ovverosia il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Secondo quanto prospettato nel decreto, scatterà l’obbligo della nomina dell’organo di revisione e controllo per tutte le società che sono tenute alla redazione del bilancio consolidato, che controllano una società obbligata alla revisione legale dei conti, che hanno superato per due esercizi consecutivi almeno uno dei limiti indicati nella legge, cioè avere il totale dell’attivo dello stato patrimoniale superiore ai 2 milioni di euro o la stessa quota di ricavi delle vendite e delle prestazioni, oltreché dieci dipendenti occupati in media nel periodo di riferimento. Su questo tema è intervenuta attraverso una nota Conflavoro Pmi, confederazione nazionale delle piccole e medie imprese presieduta da Roberto Capobianco, inserendosi così nel dibattito istituzionale e politico che sottende la normativa che entrerà in vigore a far data dal prossimo dicembre.

“La norma qua in esame – si legge nella nota – pone i professionisti, nella specie i sindaci e revisori legali, nella condizione di dover non solo denunciare un indicatore di un andamento negativo della società che potrebbe essere sentore di un loro possibile stato di insolvenza, ma di fungere sostanzialmente e nella pratica da essere loro stessi pre accertatori di una negatività dello stato di salute economica in cui versa l’impresa. Questo con tutti i relativi e negativi rilievi anche di natura finanziaria che detti accertamenti potranno portare agli imprenditori anche dal punto di vista dell’accesso al credito”.  “In tutti i tavoli ministeriali, parlamentari e in tutte le circostanze – conclude Conflavoro Pmi – in cui ci siamo trovati a dover esprimere il nostro parere di associazione datoriale, abbiamo sempre assunto un atteggiamento di grande rispetto istituzionale e di apertura al mondo del lavoro, il tutto finalizzato alla ricerca di soluzioni tecnico-amministrative che possano agevolare l’economia del nostro Paese partendo dall’assunto che più sviluppo imprenditoriale significa più lavoro. Il Dlgs 14/2019, pur nella rispettabile prospettiva di voler garantire la sicurezza di una solidità economica dell’azienda accertata dai professionisti a ciò demandati, ci sembra possa essere un aggravio delle incombenze a carico delle imprese a cui non faccia seguito un’automatica prospettiva di incremento delle capacità economiche della singola azienda, fine ultimo cui ogni norma dovrebbe tendere proprio nell’ottica primaria di creare maggior lavoro”.

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