occupanti abusivi palazzo, al buio, chiedono intervento elemosiniere Papa

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Era inevitabile che il gesto del cardinale elemosiniere del Papa provocasse reazioni simili da parte di una moltitudine di occupanti abusivi dei palazzi romani, incentivati nella loro azione illegittima dall’intervento del vaticano.

«La nostra vita qui dentro è scandita da picchetti in strada per scongiurare l’arrivo delle forze dell’ordine a sgomberarci e turni di guardia per impedire che ci venga staccata la luce. Solo nell’ultimo mese ci hanno provato
due volte. E l’elemosiniere del Papa dov’è? Perché non viene anche qui?». A parlare all’Adnkronos, in un viaggio nel mondo delle occupazioni romane, è Kasemir, polacco di 55 anni che nel palazzo in via del Caravaggio 107 vive insieme alla compagna ucraina, Natalia. «Siamo connazionali, io e Krajewski -dice sorridendo- confidiamo in un suo intervento miracoloso anche qui da noi».

Kasemir e Natalia vivono come altre 140 famiglie nel complesso di vetro e alluminio che si alza per cinque piani tra un concessionario auto e le nuove palazzine tra il quartiere di Tor Marancia e la Cristoforo Colombo. Dall’ultimo censimento fatto giovedì scorso, sono 340 le persone, 80 bambini, che nel 2013 hanno trasformato in appartamenti quelli che per una beffarda legge del contrappasso fino ai primi anni 2000 erano stati gli uffici dell’assessorato regionale alla Casa. Ex commercianti schiacciati dalle tasse, lavoratori in nero, disoccupati, badanti e manovali sono organizzati dividendo compiti e autogestendosi con regole rigide, così da impedire problemi.

«Alle famiglie sono andate le stanze più grandi o comunicanti, a chi è solo le camere più piccole. Era un complesso ormai abbandonato -spiega Anna, 69enne abruzzese del ‘Movimento per il diritto all’abitare’- e così nel 2013 gli abbiamo dato una nuova vita. In due palazzi c’è la dimostrazione che si può vivere insieme, uomini e donne di etnie diverse. Qui principalmente sono sudamericani, africani, gente dell’est Europa e noi italiani, un 20% del totale. Ci vogliono sgomberare, provano a staccarci la luce, ma noi dove potremmo andare?».

Nelle sale aperte sono state predisposte lavanderie attrezzate dove le lavatrici lavorano a turni prestabiliti e gli stendini colorati profumano l’intero corridoio dove si cammina facendo attenzione a non inciampare nella distesa di passeggini uno in fila all’altro. Il profumo che si sente all’ora di pranzo è di pasta al ragù, cucinata in fornelli comuni dove si mischiano i sapori africani, asiatici e nostrani.

E si attende anche qui l’arrivo della Provvidenza….

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