Battisti ha confessato gli omicidi per cui è stato condannato e chiede scusa ai familiari

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L’ex terrorista Cesare Battisti, interrogato sabato e domenica nel carcere di Oristano dal pm di Milano Alberto Nobili ha «ammesso tutti gli addebiti, ossia i quattro omicidi, tra cui due di cui è stato esecutore». E’ quanto rende noto il procuratore di Milano, Francesco Greco, sottolineando come la decisione di parlare consenta di fare «chiarezza su un periodo di storia di un gruppo che ha agito negli anni Settanta in maniera piuttosto efferata».

Battisti «ha sostenuto che era una guerra giusta», quella portata avanti quando aveva 22 anni, ma ora dopo 37 anni di latitanza e l’arresto in Bolivia, «ha chiesto scusa per il dolore che ha arrecato ai familiari».

L’ex terrorista ha ammesso di aver sparato e ucciso due persone e di averne gambizzata una terza. In particolare, Battisti ha confessato di aver sparato alla guardia carceraria Antonio Santoro e di aver ucciso il poliziotto Andrea Campagna. Ha infine gambizzato il medico Diego Fava. Ha invece solo partecipato agli altri due omicidi di cui sta scontando l’ergastolo, ad altre due azioni per gambizzare gli obiettivi prescelti e infine a diverse rapine e furti.

«La lotta armata ha impedito lo sviluppo di una rivoluzione culturale sociale e politica nata nel Sessantotto. Gli anni di piombo hanno impedito quella spinta culturale che stava nascendo in Italia», è in sintesi quanto affermato da Battisti al pm di Milano. Per il magistrato a capo del pool dell’antiterrorismo, è come «un segnale di disconoscimento di quegli anni terribili, ma non si può parlare di pentimento».

Battisti, forse consigliato, furbescamente cerca di dimostrare un pentimento che non ha mai manifestato in quasi 40 anni per usufruire dei benefici concessi dalla nostra generosa legislazione premiale.

E infatti, per fortuna, per fugare ogni dubbio in proposito, Alberto Nobili, a capo del pool antiterrorismo della procura di Milano, precisa che per Battisti «non si parla di collaborazione con la giustizia, ma semplicemente di importantissime ammissioni, da parte di una persona che ha barato per 37 anni». Battisti, detenuto a Oristano, ha affermato che «quello che è stato ricostruito dalle sentenze, quello che riguarda i Pac, sia i quattro omicidi che i tre ferimenti e una marea di rapine e furti per autofinanziamento corrisponde al vero sia per i fatti che per le responsabilità. Io non farò nomi di nessuno, io parlerò solo per me».

Parole che suonano come «un riconoscimento importantissimo per il lavoro fatto dai magistrati e dalle forze dell’ordine», sottolinea Nobili. Una sorta di onore alle armi, per chi lo ha arrestato e processato. «E’ la prima volta in assoluto che Battisti rende dichiarazione di questi fatti», sottolinea il pm che ricordando che quando è stato spiccato l’ordine di cattura nel 1981 – dopo la fuga dal carcere di Frosinone-,
era già latitante per i quattro omicidi avvenuti tra il 1978 e il 1979 e per i quali è stato condannato all’ergastolo. «Si è percepito tangibile il suo disagio dopo 37 anni di latitanza a ricostruire il passato», conclude il magistrato.

Che diranno adesso i difensori a oltranza della primula rossa, finalmente assicurato alla giustizia italiana, dopo essere stato protetto per 40 anni dalla sinistra internazionale? Sicuramente continueranno ad affermare che Battisti adesso è un uomo diverso e merita clemenza. Ma pare che almeno i pm non siano di questo avviso e speriamo che anche i giudici seguano questa linea.

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