Un’ultima carta tirata fuori dal polsino nella notte per cercare di offrire a Theresa May una via d”uscita di fronte al Parlamento di Westminster e la chance di una ratifica in extremis dell”accordo sulla Brexit. L’Ue e la premier britannica annunciano da Strasburgo un compromesso forse decisivo prima del voto cruciale affidato domani alla Camera dei Comuni a due mesi dalla bruciante bocciatura di gennaio.
Un miracolo, se davvero basterà, segnato almeno sulla carta dall’impegno di Bruxelles a concedere garanzie legalmente vincolanti sul punto chiave della durata non illimitata del backstop: la controversa clausola di salvaguardia del confine aperto fra Irlanda del Nord e Irlanda rispetto alla quale il governo Tory, pressato da buona parte della sua coalizione, non ha mai cessato di chiedere paletti. Un miracolo, laddove tale dovesse rivelarsi, reso possibile in primo luogo da Angela Merkel, contraria quanto e più di chiunque altro allo spettro di un traumatico divorzio senz’accordo (no deal) fra Londra e Bruxelles.
E certificato in serata nei colloqui avuti da May nella città dell’Europarlamento con il presidente della Commissione europea,
Jean-Claude Juncker, e con il capo negoziatore Michel Barnier: l’annuncio è stato dato in una dichiarazione ufficiale ai Comuni, dopo le 22 locali, dal vicepremier di fatto, David Lidington, secondo il quale l”ultima, estenuante maratona negoziale ha partorito cambiamenti legalmente vincolanti (sul backstop) che raffarzano e migliorano l’accordo di divorzio raggiunto a novembre e la dichiarazione politica allegata. il valore giuridico del supplemento d’intesa dovrà essere formalizzato domani dall”attorney general Geoffrey Cox dinanzi ai deputati prima del voto.
Poco dopo lo stesso Juncker ha confermato la circostanza da Strasburgo.
Ma il numero due del governo Tory si è detto convinto fin da stasera – in polemica con il ministro ombra laburista, Keir Starmer, che sosteneva il contrario – che esso abbia lo stesso peso in termini di diritto internazionale dell”accordo. Un elemento che – pur non soddisfacendo appieno tutte le richieste dei falchi più oltranzisti della maggioranza formata da Conservatori e unionisti nordirlandesi del Dup – potrebbe far rientrare buona parte del dissenso in seno alla coalizione.
Era stata la cancelliera tedesca Merkel a preannunciare da Berlino nel pomeriggio lo spiraglio di un’offerta importante messa sul tavolo da Juncker e dal capo negoziatore Michel Barnier per provare a venire incontro all’amica Theresa. Offerta che in qualche modo sembra aver trovato conferma, come testimonia anche l’immediata reazione del governo dell’Irlanda – altro Paese pronto a tutto (o quasi a tutto) pur di scongiurare un taglio netto dal Regno economicamente micidiale – che per bocca del vicepremier Simon Coveney si era associato quasi subito nell”auspicio di “una schiarita” a portata di mano.
Il condizionale su questa schiarita resta in ogni modo d’obbligo, sospeso alla concreta reazione finale di Westminster al compromesso, mentre le prime reazioni – da quella del Tory brexiteer Ian Duncan Smith a quella del capogruppo del Dup, Nigel Dodds – si trincerano dietro la necessità di aver il tempo necessario per leggere le carte. La notizia della partenza di Theresa May per Strasburgo aveva d’altronde scosso i banchi della maggioranza come quelli dell”opposizione. Ma in un clima di nervosismo non sopito, al di là di qualche scampolo di speranza. Assenti per negoziati in corso sia la premier sia il suo ministro per la Brexit, Stephen Barclay, ad affrontare l”aula nel pomeriggio era stato un semplice sottosegretario, Robin Walker, limitandosi a giurare che il giorno del giudizio questa volta non sarebbe stato rinviato e che – nell’eventualità di una nuova bocciatura – May avrebbe onorato la promessa all’aula di mettere ai voti mercoledì 13 una successiva mozione no deal sì-no deal no; e poi giovedì 14 un secondo testo sulla richiesta all”Ue di un breve slittamento della Brexit rispetto alla D-day del 29 marzo. Soluzioni di riserva che a questo punto – con tutte le cautele del caso – potrebbero non servire più.