Calcio, Accademia della Crusca: Il Var è maschile. Seminario coi direttori di Tuttosport e Corriere Sport-Stadi o

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Si dice la Var o il Var? E’ questo l’ultimo dilemma del giornalismo sportivo e non solo. A risolverlo ci ha pensato il professor Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, che ha pochi dubbi: si declina al maschile. Dunque, è il
Var. Facile, intuibile e condivisibile perché trattasi dell’acronimo inglese di Video Assistent Referee, l’arbitro assistente al video. Tutto ampiamente al maschile. Di questo e di molto altro si è discusso nella sede Rai della Toscana, a Firenze, durante il seminario con crediti formativi deontologici, organizzato dall’Associazione Stampa Toscana, dall’Ussi e, appunto, dall’Accademia della Crusca, sul tema «L’evoluzione del linguaggio del giornalismo sportivo». Al seminario hanno partecipato cento giornalisti sportivi provenienti da tutta la Toscana ma anche da altre regioni.

Moderato da Sandro Bennucci, presidente dell’Associazione Stampa Toscana (e direttore di Firenze Post), il seminario è stato aperto dai saluti di Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, in rappresentanza anche della Federcalcio, del dottor Andrea Jengo, direttore della sede Rai della Toscana e di Franco Vannini, vicepresidente dell’Ussi. Il professor Marazzini ha fatto un excursus storico sul rapporto e l’evoluzione fra lo sport e il linguaggio usato per rappresentarlo. Poi è stata la volta del direttore di Tuttosport,
Xavier Jacobelli, che – dopo aver ricordato le iniziative del suo giornale anche nel settantesimo anniversario della sciagura di Superga, dove insieme ai giocatori del Grande Torino morì il fondatore di Tuttosport, Renato Casalbore – ha raccontato quel che gli diceva
Indro Montanelli: «Scrivi come mangi». Quindi è intervenuto il direttore del Corriere dello Sport-Stadio, Ivan Zazzaroni, che ha
lanciato un appello: «Riappropriamoci anche attraverso il linguaggio di un mestiere in difficoltà».

L’ex direttore del Qs (Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno) Enzo Bucchioni, ha ripercorso le tappe che hanno portato al mutamento
radicale del modo di fare giornalismo negli ultimi cinquanta anni, mentre l’inviato di Rai Sport, Francesco Pancani, ha sostenuto che la semplicità deve essere l’unica forma di linguaggio del bravo telecronista. Preziosissime ed emozionanti le immagini in bianco e nero delle teche Rai (con le telecronache di Niccolò Carosio, Sandro Ciotti, Giuseppe Sabelli Fioretti e altri nomi storici del giornalismo radiotelevisivo) curate da Angela Maria Motta.

Ernesto Giusti

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