Tensione Italia-Francia: Quirinale preoccupato. Ristabilire fiducia reciproca. Ma Di Maio fa l’indispettito

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Non era mai successo dai tempi della Seconda guerra mondiale che Parigi richiamasse il proprio ambasciatore in Italia. L’ultima volta accadde nel 1940 quando il Regno d’Italia entrò in guerra contro la Francia, consegnando la dichiarazione all’allora ambasciatore André François-Poncet. C’è forte preoccupazione al Quirinale, dove il pensiero del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fa trapelare un’inquietudine istituzionale per rapporti che non possono essere così tesi fra Francia e Italia. Va ristabilito immediatamente un clima di fiducia con i Paesi amici e alleati. Questo passa attraverso la considerazione dei reciproci interessi nazionali e il pieno rispetto delle dinamiche istituzionali di ciascun Paese. Grande preoccupazione per la situazione. I consolidati e preziosi rapporti di amicizia e collaborazione con la Francia vanno difesi e preservati. E’ quanto trapela in ambienti qualificati del Quirinale sulla vicenda francese.

Ma i vertici dei 5 Stelle, poco avvezzi agli incarichi di alta rappresentanza istituzionale, la buttano in rissa, come al bar, senza avere la consapevolezza che si sta parlando del supremo interesse della Nazione. «Più che richiamare l’ambasciatore francese in Italia, suggerisco a Macron di richiamare in Francia i dirigenti francesi che dettano ancora legge nelle banche centrali africane». Così Alessandro Di Battista del M5S su Fb. Abbiamo sollevato una serie di questioni: il controllo da parte dei governi francesi delle risorse africane; il tema del Franco Cfa, moneta stampata a Lione e spedita a 14 paesi africani che toglie sovranità monetaria all’Africa; superamento di regole stupide per una nuova politica europea sull’immigrazione; consegna dei terroristi italiani ancora in Francia».

E lo stesso Di Maio, su Facebook, si pavoneggia come protagonista in Europa di un gesto capace di rompere gli schemi, probabilmente senza rendersi conto dei trattati e dei legami internazionali ai quali l’Italia deve ancora rispondere. Infatti dice: «Il mio incontro come capo politico del Movimento 5 Stelle, con esponenti dei Gilet Gialli e con alcuni candidati della lista RIC è pienamente legittimo. E rivendico il diritto di dialogare con altre forze politiche che rappresentano il popolo francese». E conclude: «Così come En Marche, il partito di governo francese, è alleato in Europa con il Pd, partito d’opposizione in Italia, così il M5s incontra una forza politica di opposizione al Governo francese (Ric)». Il fatto che lui sia il vicepresidente del consiglio di uno Stato unito alla Francia da interessi comuni e importanti non significa nulla. Un gioco da ragazzi.

Sandro Bennucci

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