Macron cerca di arginare i gilet gialli parlando alle periferie del paese

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Non sono sordo. Questo Paese lo risolleviamo tutti insieme: alla vigilia dell”atteso decimo atto della mobilitazione dei gilet gialli, Emmanuel Macron, torna in provincia per rafforzare il dialogo con la cosiddetta Francia periferica e smorzare le proteste a pochi mesi dal voto Ue di maggio. Una lunga giornata per il quarantunenne presidente, cominciata con una visita a sorpresa in una scuola di Saint-Souzy, nel dipartimento di Lot, e continuata con un confronto fiume con 600 sindaci dell”Occitania riuniti nella vicina Souillac, sulle rive della Dordogna, dopo la maratona di sette ore, martedì scorso con altrettanti sindaci della Normandia. Commentando le rivendicazioni dei gilet gialli dinanzi ai sindaci, il capo dello Stato ha detto che “la disoccupazione non la risolvi con il ripristino della tassa patrimoniale (Isf) o con l”introduzione del Referendum di iniziativa popolare”. Ma è tornato a mostrarsi aperto alle proposte, incluso il limite di velocità a 80 km/h che ha fatto infuriare il ventre della République. Oltre cinque ore di confronto, con rilievi anche critici, come quando lo hanno invitato a non trasformare il grande dibattito nazionale da lui voluto in un grande bluff.Prima di arrivare nel borgo di 3.750 anime blindato per l’occasione – brevi tensioni tra forze dell’ordine e una cinquantina di casacche gialle si sono verificate in mattinata – Macron aveva discusso con alcuni abitanti di Saint-Souzy che lo attendevano in un parcheggio di fronte alla scuola. Carte alla mano, un pensionato ha deplorato la diminuzione del suo reddito. Il presidente lo ha invitato a lasciare il numero di telefono ai collaboratori per esaminare
meglio la situazione. Ha poi discusso con un artigiano che si vantava di non aver mai votato in 33 anni. Non è certo un motivo di vanto, ha replicato lui, aggiungendo che in democrazia, la vita della comunità si fa anche al momento delle elezioni. Esortato ad approfittare del quinquennato all”Eliseo per aiutare i più deboli, Macron ha quindi assicurato di non essere «sordo, per questo vado incontro ai cittadini». Un dialogo tutto sommato sereno. Mentre nella vicina Rocamadour, tre ministri venivano contestati all’uscita dal ristorante da alcune casacche gialle. Nel pomeriggio, alcuni rappresentanti del movimento hanno annunciato l”arrivo di un”app dei Gilets-Jaunes, ”GJ-France”. Un tasto “Je suis mobilisé!”, ”Sono mobilitato” promette di definire il numero preciso di militanti. Ma non mancano gli interrogativi, visto che quel tasto lo puo’ premere chiunque. A due mesi dalla prima mobilitazione nazionale del 17 novembre, una parte del movimento chiede di tornare in piazza, magari con rose o candele per osservare un minuto di silenzio in omaggio ai morti e ai feriti degli ultimi due mesi.
Tra gli appuntamenti, nel tam tam dei gruppi Facebook, uno dei principali – patrocinato dal falco Eric Drouet – è fissato per mezzogiorno all”Esplanade des Invalides di Parigi. Oltre alla capitale, manifestazioni sono previste a Lione, Bordeaux, Lilla, Béziers. E Tolosa, dove i negozianti si dicono “sull”orlo del baratro”. Sabato scorso, erano stati 80.000 gli agenti mobilitati, di cui 5.000 a Parigi. Il ministro dell”Interno, Christophe Castaner, ha detto che domani ci saranno “molte forze dell”ordine in strada” per contenere la “tentazione di violenza”. Ma non ha fornito indicazioni precise sui numeri. Mentre ha definito “sbalorditive” il fiume di accuse per le violenze della polizia. Secondo Libération, sono almeno un centinaio i manifestanti gravemente feriti dall”inizio delle mobilitazioni.

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