Strasburgo, spari al mercato di Natale: 4 morti e 11 feriti (anche un italiano). Gilet gialli scettici sull’attentato

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Spari in un mercato di Natale a Strasburgo, in Francia. Quattro morti e undici feriti, di cui sette in condizioni definite molto gravi. Uno dei feriti sarebbe italiano L’attentatore, che ha aperto il fuoco verso le 20 nel centro della città, è già stato in carcere per reati comuni e viene segnalato come elemento radicalizzato e noto frequentatore dei circoli islamici radicali di Strasburgo. Sarebbe stato identificato in Cherif C., 29 anni, nato a Strasburgo il 4 febbraio 1989. L’uomo era sfuggito all’arresto stamane, 11 dicembre, durante una perquisizione nella sua abitazione. Secondo la stessa fonte, l’attentatore risiede nel quartiere di Neudorf, dove è ora circondato dalle forze di sicurezza. Gli agenti hanno sfondato una porta per tentare di prenderlo. Panico in tutta la città. Dove si starebbe cercando un secondo attentatore.

FUGGITIVO – Giunto a Strasburgo da Parigi, il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha confermato che era schedato con la lettera ‘S’ dei fondamentalisti tenuti sotto controllo dagli 007 transalpini. Secondo quanto riferisce Bfm-Tv, era sfuggito all’arresto stamane durante una perquisizione nella sua abitazione nel quartiere di Neudorf, presidiato questa notte dalle teste di cuoio. L’operazione era stata organizzata nell’ambito di un’inchiesta per omicidio. Cherif C. era noto agli agenti anche per vicende legate a furti, violenze e traffico di droga. Nella sua abitazione, gli inquirenti hanno rinvenuto delle granate ma al momento del blitz, questa mattina, lui non c’era già più. E in molti Oltralpe sono concordi nel dire che quel mancato arresto di questa mattina lo abbia indotto a passare all’attacco, nella strage prenatalizia che sconvolge la Francia e l’Europa.

GILET GIALLI – Ma c’è già aria di polemica in Francia. Dopo la sparatoria di Strasburgo, riferisce l’edizione francese dell’Huffington Post, alcuni membri dei Gilets gialli su Facebook hanno espresso scetticismo e parlano di strane coincidenze tra l’attacco e il discorso del presidente della Repubblica Emmanuel Macron ieri. Qualche minuto dopo l’annuncio della sparatoria a Strasburgo, riferisce il quotidiano online, alcuni membri dei gilet gialli hanno espresso scetticismo sulle pagine Facebook del movimento, ancora prima di conoscere il nome del sospetto e le sue intenzioni alcuni ipotizzano che il Governo cerchi di distogliere l’attenzione dalle proteste di questi giorni. Un complotto? Come hanno evidenziato da alcuni giornalisti su twitter numerosi messaggi si propagano sulle pagine Facebook del movimento fino ad affermare: «Macron e il governo hanno fatto apposta a fare un attentato per instaurare lo stato di emergenza per impedire ai gilet gialli di fare la rivoluzione».

EUROPARLAMENTO – Le notizie sulla sparatoria nel centro di Strasburgo colgono gli eurodeputati a fine serata, quando ancora proseguono i lavori in Aula ed altri hanno invece deciso di lasciare il palazzo per andare a cena. Ma ad accoglierli all’uscita ci sono le porte chiuse dell’Eurocamera. La sicurezza ha infatti blindato il Palazzo e non lascia entrare o uscire nessuno. Costretti dentro l’edificio anche i giornalisti, che dalla sala stampa seguono il via vai delle notizie. Poi l’intervento in Aula del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che interrompe il dibattito in corso per informare gli eurodeputati che c’è stato un attentato a Strasburgo: «Abbiamo chiuso il Parlamento – spiega – nessuno può uscire e stiamo facendo rientrare i parlamentari che vogliono partecipare al dibattito». Nella sala stampa si precisa che il Parlamento europeo non è stato teatro dell’attacco. Ma la tensione cresce sia tra i giornalisti che si affollano cercando conferme su quanto accaduto, tra telefonate ai colleghi in giro per la città, sia trai i vari eurodeputati che si trovavano dentro il palazzo. E anche tra gli eurodeputati c’è una certa tensione palpabile, come spiega Mara Bizzotto della Lega: «Stavo raggiungendo un collega che era insieme a dei visitatori veneti, ma lui mi ha chiamato e mi ha detto di rimanere qui perché era successo qualcosa – racconta -, insomma un po’ di paura è tornata, pensavamo di avere dimenticato gli attentati».

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Ernesto Giusti

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