E’ morto Gigi Radice, allenatore che vinse lo scudetto nel 1976 alla guida del Torino con Pecci, Graziani e Pulici. Qualche stagione prima era stato anche allenatore della Fiorentina che aveva nelle sue fila il non ancora ventenne Giancarlo Antognoni. «Un innovatore, un grandissimo allenatore che ha cambiato il calcio italiano e ha regalato una delle più grandi soddisfazioni al Torino». Il poeta del gol, al secolo Claudio Sala, capitano del Toro dell’ultimo scudetto, quello del 1976, ricorda così Gigi Radice, l’allenatore scomparso oggi all’età di 83 anni dopo una lunga malattia. «Lo conobbi a Monza, giovanissimo – racconta Sala -, lo ritrovai anni dopo a Torino ed era sempre un innovatore, nonostante il passare degli anni».
Radice importò in Italia il concetto di calcio totale, reso famoso dall’Ajax e dall’Olanda di Cruijff, stravolgendo il calcio italiano ancora legato al concetto di catenaccio e ottenendo grandi risultati. «Era un allenatore che puntava molto sugli allenamenti – spiega l’ex calciatore granata -. In campo pretendeva che tutti noi dessimo il massimo, sempre. Dal punto di vista umano era un uomo leale e onesto con tutti noi, diretto. Purtroppo ha avuto una malattia tremenda, che da tanti anni ormai lo stava logorando nonostante un fisico molto forte». Da calciatore, Gigi Radice aveva militato nel Milan vincendo anche la Coppa di Campioni, nel 1963, nella finale di Wembley, a Londra, contro il Benfica di Eusebio. Allenatore di quel Milan era Nereo Rocco.